Un numero che parte da lontano, il 51 di “Vaccari magazine”. Riprendendo, grazie a Fabrizio Finetti, il carro postale di Virunum, risalente al III o al IV secolo dopo Cristo. Il bassorilievo in pietra calcarea è conservato nei pressi di Klagenfurt, in Carinzia, e “trova la sua collocazione -scrive l’autore- nel contesto della rete viaria che si snodava intorno all’attuale Friuli-Venezia Giulia e che in gran parte coincide ancora con la rete autostradale moderna”.
Naturalmente, buona parte delle 112 pagine con illustrazioni a colori della rivista (20,00 euro, abbonamento annuale 35,00) tocca tempi più recenti, in particolare l’Ottocento: oltre alle rubriche curate dal direttore, Paolo Vaccari, ecco il proseguimento delle analisi riguardanti i rapporti postali tra il Lombardo-Veneto e le Due Sicilie dal 1815 al 1866 (vi ha lavorato Lorenzo Carra) o tra lo stesso e la Francia nella fascia 1844-1866 (Massimo Moritsch). Si aggiungono le variazioni tariffarie interne del Pontificio (Massimo Manzoni), le lettere scambiate tra la Toscana ed il Regno Unito nel periodo 1850-1862 (Mario Mentaschi), i vapori commerciali di Trapani del 1859-1860 (Francesco Lombardo), la via di Svizzera (Stefano Alessio). Altri interventi, invece, si concentrano sulle cartevalori imperialregie: dalle “croci di sant’Andrea” (Massimiliano Ferroni) alle marche da bollo verso il Ducato di Modena (Emilio Simonazzi), senza trascurare saggi e prove del Granducato di Toscana (Alberto Del Bianco).
Attinenti al Novecento gli articoli riguardanti l’emissione “Crociera italiana 1924” (di Fabio Bonacina), gli espressi in impiego isolato (Elena Porceddu), le cartoline postali, singole e doppie, per l’estero (Daniele Cesaretti), le sovrastampe di Arbe e Veglia (Carlo Giovanardi), gli interi nel corriere civile dal 1943 al 1946 (Luigi Sirotti), il viaggio della “Girl pat” (Rosalba Pigini), il servizio della Lati (Flavio Riccitelli).
Infine, una domanda: ma quanti sono stati, in origine, i fogli con i trittici della “Crociera nord atlantica” senza sovrastampa? Due, tre o quattro? Una risposta la dà Paolo Vaccari…