Se il Regno Unito ha, tra i soggetti ricorrenti per i propri francobolli, il monarca in quel momento sul trono, in Italia tra i più gettonati figura probabilmente un deciso repubblicano, Giuseppe Garibaldi. Il quale ha conseguito tributi postali lungo tutto il Novecento. Lo ricordano le Poste sabaude degli “Anni ruggenti”, il regime fascista lo utilizza, la Rsi studia un’emissione, poi travolta dagli eventi. Nel dopoguerra democristiano è associato agli altri “padri della Patria” (cioè Vittorio Emanuele II, Cavour e Mazzini), ma anche la stagione del centrosinistra lo riprende.
La generosa produzione dentellata, complice il bicentenario della nascita, è ricostruita da Nicola e Francesca Simonetti, con “Giuseppe Garibaldi - Commemorazioni e primati della filatelia italiana” (edito da Poste italiane, 140 pagine a colori, 15,00 euro). È un’articolata sequenza di francobolli, cartoline e buste dedicati all’“Eroe dei due mondi”; ulteriori capitoli riguardano i territori coloniali, i possedimenti mediterranei e San Marino.
Sempre godibili i bozzetti, approvati e non, conservati al Museo storico pt. Alcuni, come la proposta non adottata per il 200 lire del 1982, sono riprodotti nel libro.