“Un titolo che va bene per tutte le stagioni ed ha una particolare attualità. Sfogliando il libro, sono riuscito a sorridere e qualche volta a ridere. È fatto da persone intelligenti per persone intelligenti”. Sono alcuni dei concetti espressi dal giornalista Maurizio Pagliano, che ieri sera presso la libreria Rizzoli di Milano ha introdotto lo studio di Enrico Sturani “Italia! Sveglia! Uno Stivale di cartoline - Tutti i simboli della nostra Patria”, edito da Vaccari srl, articolato in 156 pagine a colori e in vendita a 27,00 euro.
L’approfondimento è stato demandato al collega Dario Moretti. Nel saggio -ha detto- “ho trovato motivi di divertimento ma anche per riflessioni di vario genere. La cartolina non è una cosa vecchia”, citando poi l’ultimo iphone che viene venduto con un’applicazione chiamata “Cards”: si fotografa e si spedisce via etere ad Apple, che trasformerà il file in una cartolina vera e propria, pronta per essere spedita in un qualsiasi luogo del mondo contro una spesa massima di cinque dollari. “La cartolina -ha proseguito- è un mezzo di comunicazione di massa, che non guarda alla qualità, ma spiega la società, i suoi tic…”. Ecco perché non sempre è rassicurante. Nel lavoro “ci sono un sacco di bellissime idee, ma all’Italia è mancato il sistema per farle germogliare. Ed oggi non è diverso”.
Infine, il turno dell’autore. “Non sono mai stato troppo vicino a questi argomenti”, ha ammesso. Ma non ha voluto perdere l’occasione del centocinquantesimo. “Anche se, in un articolo sulle cartoline dei Prestiti di guerra avevo concluso scrivendo «Quando la Patria chiama, gli artisti è meglio che scappino», ero sicuro che, sulla enorme quantità di cartoline a tema patriottico, avrei certo trovato qualche sottotema originale, qualche pezzo degno di nota, che mi avrebbe divertito e stupito. Certo non pensavo di trovarne che mi avrebbero scandalizzato (io, quanto a patriottismo, sono piuttosto prude)”. Ancora una volta, la cartolina ha offerto diverse sorprese; basta osservare, confrontare e riflettere, sapendo che “non erano messaggi diretti al popolino, ma alla classe medio-alta”. Analizzando le immagini, emergono anche aspetti, come lo Stivale rovesciato, che non sembrano essere stati notati in precedenza: insomma, non è il collezionare figurine da mettere soltanto in ordine.
Quello della Patria “sembrerebbe un tema circoscritto, ma offre una varietà sterminata”. E si può raggiungere una prima conclusione: l’Italia -lo dimostra questa opera- nel tempo, e magari grazie all’iniziativa dei singoli o alla convenienza economica, ha impiegato molti simboli per rappresentare se stessa, al contrario per esempio di Francia, Regno Unito e Stati Uniti. Sfoderare donne turrite, bandiere, il colore azzurro e quant’altro è un punto di forza o no? Sembrerebbe più una fragilità.