Ottant’anni ma, purtroppo, non li dimostra. Uno dei protagonisti all’allestimento di “Monacophil”, presentato fra gli altri reperti –molti dei quali italiani- è attuale per un’altra serie di ragioni. Documenta infatti che i sequestri di persona erano all’ordine del giorno anche quando la comunicazione non era affidata a video ed internet, ma alle semplici missive cartacee. La storia in sintesi. Centocinquanta ostaggi, un terzo dei quali occidentale, vennero rapiti da una banda cinese che il 26 maggio 1923 aveva fatto deragliare l’espresso Nanchino-Tientsin. I malcapitati, dopo una lunga marcia, furono nascosti due settimane tra le montagne. Per mantenere comunque i contatti, la Croce rossa statunitense si occupò di organizzare un servizio postale e predispose due francobolli. David Lu ha esposto a Monaco una delle tre buste (nella foto, tratta dal catalogo della mostra) oggi note con questa inusuale affrancatura.
Rapimenti: le comunicazioni quando non c’erano video ed internet
06 Dic 2004 17:30 - APPOINTMENTS
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