La prima avvisaglia che qualcosa non va è il fatto che attraverso una mail, apparentemente proveniente da Poste italiane, si chiedano dati personali. La seconda è lo stesso testo, magari redatto in un italiano stentato. La terza è il contenuto della missiva, che suggerisce di collegarsi ad un sito (molto simile a quello di Poste italiane) e digitare i propri nome utente e password.
Se il malcapitato esegue le istruzioni sono guai, in quanto è cascato nel cosiddetto “phishing”, segnalato da “Vaccari news” già il 23 settembre scorso.
Così la frode informatica, che fra l’altro ha coinvolto il servizio on-line di Bancoposta, viene descritta dalla Polizia postale e delle comunicazioni: alcuni correntisti “si sono visti recapitare una mail in cui veniva chiesto loro di accedere all’home page del sito per controllare i propri dati. In realtà il link indicato nascondeva un portale pirata”.
I tentativi di truffa informatica negli ultimi tempi si sono diffusi con rapidità, come testimonia l'attività investigativa, che nel 2004 ha effettuato 47 arresti, 230 denunce ed un monitoraggio costante di oltre 4mila siti. “Si va dalle truffe con le carte di credito clonate e quelle on-line, fino alle frodi legate all’home banking, cioè alla gestione via internet del proprio conto corrente e al «phishing», che permette agli ideatori di carpire, richiedendoli con un’e-mail, i dati di accesso personali alla propria banca on-line”.
“Difendersi da questo genere di truffe –aggiungono dalla Polizia- non è difficile, basta semplicemente ricordare che gli istituti bancari, postali e le aziende serie non richiedono mai password, numeri di carte di credito o altri dati personali attraverso un messaggio di posta elettronica. Se questo avviene, magari anche dal vostro istituto di credito, telefonare alla banca per avere una conferma. In caso di un sospetto uso illecito delle proprie informazioni personali per operazioni di «phishing», segnalatelo immediatamente alla Polizia postale e delle comunicazioni”.