“Non esistono portalettere discreti, è una specie di strana deformazione professionale, siamo ficcanaso di mestiere. Ficcanasare, curiosare, notare... questi sono i verbi”; “Consegni lettere e raccogli chiacchiere”; “Sicuramente c’è una componente erotica molto forte nei postini”.
Sono giudizi che solo un postino è autorizzato a dare ed Angelo Ferracuti, autore di “Le risorse umane” (Feltrinelli editore, 228 pagine, 12,00 euro), lo è stato per quindici anni. Anche se –scrive- “oggi stento quasi a crederci”.
Il libro propone “il lavoro visto da vicino”, offrendo un campionario di mestieri e le persone che li fanno. “Io –ammette Ferracuti- sono un narratore, e sono uno che vuole capire. Ho attraversato l’Italia. Sono andato alla ricerca di percezioni di prima mano, ho scansato la cronaca e cercato le storie, l’epica, ho cercato di avere uno sguardo aperto –a volte sorpreso fino alla meraviglia- su una geografia umana e sociale con un retroterra fitto di memoria e di riferimenti (anche letterari)”.
Nel campionario di mestieri citati vi è ad esempio il portalettere, quello “che umanamente mi ha nutrito di più”. L’esperienza torna diverse volte nei tredici capitoli che compongo il libro. In “Poste vita”, ad esempio, il racconto si fa autobiografico: cita la sua esperienza –ad un certo punto diventata inconsueta- nel momento di trasformazione da ministero a Poste italiane spa, recuperando nomi, episodi e realtà note o facilmente identificabili. Come il Museo storico di Roma o l’Istituto di studi storici postali di Prato.
Anche da altre pagine emergono elementi, per esempio la figura dello sportellista (ritratto nel capitolo “Certi giorni sono più belli di altri”) e il portalettere visto come fonte di informazioni (“Prato cinese”).