“I francobolli che si possono personalizzare? Li considero diversamente dai miei colleghi”. Così, il presidente della Borsa filatelica nazionale, Sebastiano Cilio, vede i “fai da te”, il cui boom è stato recentemente criticato dal direttore responsabile del catalogo Unificato, Paolo Deambrosi, per le conseguenze nell’individuarli e classificarli.
“Sicuramente -prosegue Sebastiano Cilio, che è anche consigliere della stessa casa editrice- non sono da collezionare, non rappresentano un veicolo da collezione. Discorsi come caselle d’album, catalogazioni, servizio novità sono fuori luogo”.
“Mi interessano, però, per un altro scopo, e cito un caso specifico: pochi mesi fa la Fiat, per promuovere la «Nuova punto» nel Regno Unito, ha progettato e commissionato a Royal mail 120mila francobolli personalizzati con il proprio logo e l’immagine dell’auto, poi impiegati per inviare pubblicità. Questa è un’azione di marketing che mi convince, poiché utilizza il francobollo e, indirettamente, sviluppa la conoscenza, l’attenzione per la filatelia. Probabilmente, se la società avesse avuto a disposizione dei francobolli tradizionali senza il marchio aziendale non li avrebbe nemmeno considerati”.
“È chiaro che un conto è richiedere francobolli personalizzabili, un conto è collezionarli; sono due azioni nettamente diverse, anche se una potrebbe influenzare l’altra”.
Ormai sono tanti i Paesi che li hanno introdotti, dagli Stati Uniti all’Australia, dalla Francia all’Ungheria, da Israele alla Spagna. “Vedrei pertanto bene -conclude- che anche l’Italia ci pensasse... Sarebbe solo propaganda alla filatelia e rivedremmo sulle buste i francobolli, anche se personalizzati”.