A Poste italiane l’idioma di Balzac, Hugo e Flaubert proprio non va giù. Troppo presa con termini anglofoni come “business unit philately” o “vice president” (che in italiano corrisponde al capo di una divisione interna alla società, cioè al direttore, o al massimo al vicedirettore generale), sbaglia il francese, da sempre considerata la lingua principale del settore.
Le annotazioni sotto la lente degli osservatori si trovano sulle buste targate divisione filatelia e utilizzate, ad esempio, per i comunicati riguardanti i nuovi annulli. Al posto del francobollo figura il semplice testo “tassa pagata”, ma nella traduzione, utile per le spedizioni all’estero, figura “port paye”, dove la “e” è priva dell’accento acuto.
Anni fa, sullo stesso punto, ci cascò Postel, il “servizio pubblico di posta elettronica”. Il vocabolo corretto “payé” offriva addirittura due errori, essendo scritto “pajè”.