La presentazione pubblica (news precedente) d’accordo. Intanto, però, gli esperti continuano a lavorare sulla strumentazione dei due uffici di posta militare ritrovati a Verona.
Il dettaglio che più incuriosisce gli studiosi è suggestivo, anche se non mancano le perplessità. “In base ai documenti di archivio -precisa dall’Archivio storico di Poste italiane Mario Coglitore che, oltre a fare il ricercatore di storia postale, si occupa più in generale di storia contemporanea- l’ufficio di posta militare attivo a Cefalonia nel 1943 era il 2, lo stesso numero che caratterizza uno dei due kit ritrovati. Era al servizio del Comando divisione «Acqui». Le relazioni dicono che venne distrutto dopo l’8 settembre dagli addetti, quando la situazione stava precipitando. Lo ricorda, fra l’altro, il volume di Beniamino Cadioli e Aldo Cecchi «La posta militare italiana nella Seconda guerra mondiale», edito dall’ufficio storico dello Stato maggiore dell’Esercito”.
Ma potrebbe essere che gli autori si riferissero alle cartevalori, alla corrispondenza inevasa, ai bolli... Non agli altri oggetti, come gli arredi, per loro insignificanti, specialmente pensando alla difficile situazione in cui operarono. Queste attrezzature potrebbero essere sopravvissute e, opportunamente integrate da altre, ripristinate negli anni Cinquanta”.