Due giorni fa l’intervista al “Financial times”, oggi quella all’“International herald tribune”. Rilancia l’amministratore delegato di Poste italiane, il cui mandato è visto, da più di un osservatore, al tramonto. “A maggioranza cambiata -ha ammesso ieri «Il giornale»- non è prevedibile una sua riconferma”.
Nel frattempo, Massimo Sarmi valorizza i dati raggiunti dal gruppo durante la sua gestione, avviata nel 2002 e che ha resistito ai cambi governativi (un anno e mezzo fa, ad esempio, si parlò della sua sostituzione con il presidente di Hera, Tomaso Tommasi di Vignano).
Se attraverso il “Financial times” punta al confronto con le altre realtà continentali, dicendo che guida il servizio postale più redditizio d’Europa, sull’“International herald tribune” propone il lancio di una prima offerta pubblica. Ipotesi subito ripresa dall’Agi: “Il servizio postale italiano -riporta l’agenzia di stampa- che è cresciuto negli ultimi anni grazie alle offerte di servizi bancari, si appresta a rendere nota una offerta pubblica iniziale. La decisione ultima però spetta al Governo”.
Dalle stelle del settore finanziario alle... stalle di quello postale. Ancora una volta sono segnalate pesanti disfunzioni nelle consegne della corrispondenza natalizia. Il “Corriere della sera”, ad esempio, documenta oggi le conseguenze dello sciopero negli straordinari, proclamato dal 13 dicembre al 12 gennaio per protestare contro la carenza di organico. Il quotidiano milanese scrive di “tonnellate di lettere ferme nei depositi”. E i bigliettini degli auguri (per tacere di bollette e di tutto il resto), “se va bene, arriveranno a febbraio”.