Una delle pochissime buste note era esposta tra le gemme di “Monacophil” nell’edizione del 2004. Ma le sintetiche didascalie non permettevano di approfondire quella curiosa vicenda nei suoi vari aspetti. Ora raccontata da Wolfgang Baldus in “Pao Tzu Ku bandit post”, nuovo approfondimento, il sesto, dedicato alle produzioni mondiali particolari.
Tutto nasce da un maxi-rapimento, avvenuto esattamente 85 anni fa, il 6 maggio 1923, in Cina. Nella notte, un gruppo di fuorilegge assaltò il più lussuoso treno nazionale di quegli anni. La locomotiva ed alcuni vagoni deragliarono, ed i banditi sorpresero i viaggiatori nel sonno. Tra i passeggeri, diversi gli occidentali che furono presi come ostaggio (l’autore cita anche un italiano, Giuseppe Musso). Costretti ad una marcia forzata per alcuni giorni, alla fine raggiunsero il loro luogo di detenzione, un’area templare sulla montagna di Pao Tzu Ku. Il fatto interessò molto i giornali e causò ripercussioni diplomatiche. Dal punto di vista postale originò due “francobolli” che vennero usati sulla corrispondenza.
In attesa di risolvere la situazione, i prigionieri furono assistiti, sia pure a distanza. Scese in campo la Croce rossa statunitense attraverso un suo rappresentante, il giornalista e uomo d’affari Carl Crow. Dopo un accordo con i banditi, organizzò un collegamento giornaliero per assicurare vestiti, cibo ed altri sostegni. Fra cui, uno scambio di messaggi tra i rapiti e le rispettive famiglie. Dalle pochissime missive dei primi momenti -ammise in seguito Carl Crow- si arrivò a trasportarne tra le cinquanta e le cento al giorno. Nacque così la “posta dei banditi”, che comprendeva lettere e pacchetti; da un certo punto in poi (le prime affrancature note risalgono al 20 e al 21 maggio), fu caratterizzata dalle due “cartevalori”, che andavano aggiunte a quelle ufficiali della Cina nel tratto finale del percorso. Gli ultimi ostaggi furono rilasciati il 12 giugno.
Il volumetto conta 64 pagine scritte in inglese e illustrate a colori; costa 25,00, postali compresi. Può essere richiesto direttamente all’autore, all’indirizzo Heilwigstr. 85, D-81827 Munich (Germania).