Gli inni nazionali, si sa, spesso sono diretti contro qualche nemico, poiché creati in un determinato periodo storico. “Fratelli d’Italia”, ad esempio, “nacque -ricordano dal Quirinale- in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l’Austria”, citata esplicitamente verso la fine del canto (“Già l’aquila d’Austria / Le penne ha perdute”).
Una cosa simile è accaduta in Algeria, il cui “Kassamen”, cioè “Il giuramento”, richiama la lotta del secolo scorso per liberarsi dalla Francia. Ora l’opera è diventata francobollo -la distribuzione generale avverrà domani- per celebrare la festa dell’Indipendenza nazionale.
Le parole riprese dalla carta valore -segnala l’esperto Med Achour Ali Ahmed- sono state redatte nel 1955 da Moufdi Zakaria, imprigionato dalle forze coloniali ad Algeri e considerato il poeta della Rivoluzione algerina (figura in un francobollo emesso il 17 agosto 1997, nel ventesimo anniversario della morte). Musicato dal compositore egiziano Mohamed Fawzi, venne suonato per la prima volta l’anno successivo. Solo nel 1962 fu scelto come inno nazionale provvisorio, peraltro mai sostituito. Nel frattempo, è stato oggetto di polemiche, e negli anni Ottanta venne giudicato troppo lungo. Con la presidenza di Chadli Bendjedid (1979-1992) si accantonò la parte più esplicitamente contraria alla Francia, poi reintegrata sotto Liamine Zéroual (1994-1999).
Nella versione completa si legge anche “O, Francia! Il tempo delle chiacchiere è finito / L’abbiamo chiuso come si chiude un libro / O, Francia! È venuto il giorno in cui bisogna fare i conti! / Preparati! Ecco la nostra risposta! / Il verdetto, la nostra rivoluzione porterà”.