Quaranta interventi da sette minuti l’uno. Preceduti dall’introduzione del capo dell’Ufficio filatelico e numismatico, Pier Paolo Francini. E poi, nel pomeriggio, il dibattito sui temi proposti e su altri ancora, con un apporto conclusivo dello stesso Francini. È impostato così il seminario “Quale futuro per la filatelia?”, in calendario il 24 ottobre al Museo filatelico e numismatico presso i Musei vaticani.
È una scelta -sottolineano i promotori- che vuole dare un po’ di ossigeno alla filatelia; è collegata all’indubbio calo nella vendita degli oggetti rivolti ai collezionisti (nel 2007, rispetto al 2006, un 13% in meno). Ma è connessa anche al fatto che i francobolli -inutile negarlo- non si usano più.
Lo stesso annuncio dell’iniziativa è giunto con un timbro di “port payé”, più pratico ma dall’appeal decisamente minore.
Collegamenti con la “Conferenza nazionale della filatelia” organizzata nel 2006? Due anni fa a Riccione, l’Usfi “ha sollevato il problema e noi continueremmo a trattarlo; si lavora insieme per un prodotto che ci interessa”.
Un’ottantina le persone invitate, fra cui collezionisti, commercianti, giornalisti, rappresentanti di amministrazioni postali e di stamperie. In arrivo certamente dall’Italia, ma anche da Belgio, Francia, Malta e Monaco.