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editor Fabio Bonacina

27224 news from 8/3/2003

“Vaccari news” ha sentito i presidenti di Afip, Fsfi e Usfi, che intervengono a titolo personale in quanto le rispettive associazioni non hanno ancora affrontato il tema. Tutti, però, sono concordi...

Il velo, prudentemente apposto nel 2001 quando ci si preparava all’introduzione della moneta continentale, è stato tolto al seminario “Quale futuro per la filatelia?”, svoltosi venerdì oltre Tevere.

Vaticano e San Marino, pur non avendo ancora adottato posizioni definitive, appaiono orientati a chiudere con il passato, ponendo fuori corso le produzioni dentellate in lire. Ancora oggi riconoscono validità postale a tutti i francobolli -tranne alcune eccezioni- emessi rispettivamente dal 1963 e dal 1928.

Lo Smom non ha problemi, poiché -con l’accordo del 2004- ha accantonato subito le vecchie serie espresse in scudi, tarì e grani.

Ben più complessa si presenta un’eventuale decisione di Roma, per la quale sono coinvolte, come minimo, Poste italiane e il ministero allo Sviluppo economico. Ora possono essere liberamente impiegate quasi tutte le cartevalori tricolori uscite dal 1967 in poi.

E il mondo collezionistico come si presenta? “Vaccari news” ha chiesto un parere ai presidenti di Associazione filatelisti italiani professionisti, Federazione fra le società filateliche italiane ed Unione stampa filatelica italiana. I quali -hanno precisato- rispondono a titolo personale, ulteriore segno che l’argomento non è stato finora affrontato collegialmente.

“Non ne abbiamo -conferma per gli operatori professionali Carlo Catelani- ancora discusso in associazione, ma certo lo faremo. Credo però che l’eventuale (e ritengo improbabile) messa fuori corso dei francobolli in lire provocherebbe un’ulteriore depressione del valore delle raccolte del periodo moderno e la perdita finale di fiducia dei collezionisti nelle amministrazioni postali. L’unica alternativa seria sarebbe il ritiro delle emissioni dichiarate fuori corso da parte delle amministrazioni postali, senza alcun limite e per un lungo periodo, in cambio di francobolli in corso. Faccio presente che le banconote (e anche le monete) in lire possono essere cambiate alla Banca d’Italia in euro sonanti per moltissimi anni! Certo, oggi i commercianti sono in grado di acquistare comunque, magari ad un prezzo non soddisfacente, ma a un prezzo di mercato, anche i francobolli degli anni più «pesanti». Una volta fuori corso...”.

“Ritengo -dice il presidente federale Piero Macrelli- che non si debbano mettere fuori corso i valori in lire per vari motivi: la fiducia in Poste italiane che aveva dichiarato ciò all’epoca del cambio lire/euro; il deprezzamento fiduciario e di valore che riceverebbero e, soprattutto, sapendo che i collezionisti continuano ad usarli. Spesso, anzi, applicano molti francobolli su ogni invio (perché di taglio più basso di quanto necessario) e quindi svolgono quel lavoro da tutti noi auspicato: fanno vedere i francobolli in giro! Anche questo è un tassello per la propaganda alla filatelia”.

“La validità -precisa dall’Unione stampa filatelica italiana Danilo Bogoni- va mantenuta, se non altro per l’effetto psicologico insito in questa scelta. La gente sa che ha un valore in mano, con il fuori corso avrebbe solo della carta”.

Quale futuro potranno avere i francobolli in lire?
Quale futuro potranno avere i francobolli in lire?



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