Dal Consiglio dei ministri al Quirinale, dove le indicazioni dell’Esecutivo del 19 novembre sono state formalizzate con un decreto in ventisette articoli, sottoscritto dal presidente della Repubblica il 28 novembre. E il 17 dicembre pubblicato attraverso un supplemento, il n°277, della “Gazzetta ufficiale”.
È il “Regolamento di riorganizzazione del ministero dello Sviluppo economico”, che prende atto del cambiamento diventato operativo con l’attuale Governo (principalmente dell’accorpamento allo Sviluppo economico dei vecchi dicasteri a Comunicazioni e Commercio estero).
Con il dpr, il ministero si articola in quattro dipartimenti (per l’impresa e l’internazionalizzazione; l’energia; lo sviluppo e la coesione economica; le comunicazioni), coordinati dalla conferenza permanente dei rispettivi capi, e in un ufficio per gli affari generali e le risorse.
Al dipartimento per le comunicazioni, in particolare, “sono attribuite -recita l’articolo 18- le funzioni di promozione, di sviluppo e di disciplina del settore delle comunicazioni, di rilascio dei titoli abilitativi, nonché di attività di pianificazione, di controllo, di vigilanza e sanzionatoria. Presta attività di supporto alla vigilanza del ministro sulla Fondazione Ugo Bordoni”. Sotto il suo controllo pure l’Istituto superiore delle comunicazioni e delle tecnologie dell’informazione.
Sono considerati organi tecnici consultivi il Consiglio superiore delle comunicazioni, la Consulta per l’emissione delle cartevalori postali e la filatelia e la Commissione consultiva nazionale per l'immissione nel mercato, la libera circolazione e la messa in servizio delle apparecchiature radio e delle apparecchiature terminali di telecomunicazione.
Tre le direzioni generali: seguono, rispettivamente, la pianificazione e la gestione dello spettro radioelettrico, i servizi di comunicazione elettronica e di radiodiffusione, la regolamentazione del settore postale.
Il provvedimento abroga una serie di normative precedenti (fra cui il dpr n°176 del 22 giugno 2004, riguardante il regolamento di organizzazione del ministero alle Comunicazioni) e sottolinea che la legislazione residua, anche quella in capo al ministro e al ministero alle Comunicazioni, ora deve essere automaticamente riferita al ministro e al ministero per lo Sviluppo economico.