Gli incontri, svoltisi l’8 ed il 15 dicembre. E l’allestimento al Museo postale e telegrafico della Mitteleuropa (piazza Vittorio Veneto 1), che fino all’11 gennaio accoglie il percorso “La posta degli irredenti”. Dove, accanto a cartoline patriottiche e buste commemorative, una quindicina di pannelli con richiami epistolari (lettere, cartoline illustrate e in esenzione...) è dedicata ad altrettanti giuliano-dalmati i quali, come Fabio Filzi, Nazario Sauro, Carlo e Giani Stuparich, scelsero di combattere contro Vienna.
Non basta. La posta è una delle protagoniste anche nelle altre tappe espositive di Trieste. In particolare a “Trieste 1918 - La prima redenzione novant’anni dopo”, visitabile fino all’11 gennaio alla ex Pescheria centrale, situata in riva Sauro 1. In sei sezioni racconta il conflitto attraverso strumenti espressivi differenti: gli oggetti e i reperti, le immagini, la vita quotidiana, la letteratura, i fumetti, la conservazione della memoria.
Tra cannoni, maschere antigas, una carrozza di sanità e istantanee d’epoca spicca una bacheca con i diari e la corrispondenza scambiata tra Mario Marcolini ed Elena De Almerigotti. È ancora completa delle buste, affrancate tra l’altro con le cartevalori della posta da campo austroungarica. Tante missive, volutamente accatastate, per dare l’idea della quantità.
Più avanti, le cartoline, questa volta ingrandite, diventano fonte iconografica per illustrare pannelli esplicativi riguardanti la vita giornaliera di quel periodo, mentre nel formato reale ricompaiono nell’area riservata alle attrezzature dei soldati, insieme a calamaio, pennino, pipa, accessori per il fumo e bossoli.
Probabilmente la sezione più significativa riguarda i letterati, con richiami a Giulio Camber Barni, Enrico Elia, Giuseppe Prezzolini, Umberto Saba, Scipio Slataper, Giani e Carlo Stuparich... Qui cartoline, lettere e telegrammi (eloquente la comunicazione spedita da Gigetta Slataper a Scipio Sandri il 13 dicembre 1915: “Privi notizie telegrafa. Carniel”) testimoniano contenuti, ordinari e non. Diversi protagonisti sono intellettuali giuliani che, anche in questo caso, hanno lasciato la loro terra per sostenere l’Italia.
Persino “Il tesoro riscoperto” (fino al 25 gennaio a palazzo Gopcevich, in via Rossini 4) offre un piccolo richiamo. Il percorso propone una selezione dei 9.460 oggetti appartenenti ai “depositi giudiziali” cittadini. L’antico istituto trae le sue origini da sequestri, recupero di refurtiva, spese legali e cauzioni, patrimonio di defunti in presenza di figli minori, di persone sottoposte a tutela, di eredi irreperibili e fallimenti. Dopo la Prima guerra mondiale i materiali rimasti in custodia vennero consegnati all’Intendenza di finanza e recentemente sono passati all’Archivio di stato, che li espone per la prima volta. Sotto teca vi sono, ad esempio, argenteria, banconote di varie origini, gioielli ed altri preziosi. Spesso sono conservati in buste dell’epoca o sacchettini per le merci, quelli che riportano la scritta “campione senza valore”. La storia, a volte, sa essere ironica...