Le opere (oltre 180 dipinti, disegni e sculture), che lo ripropongono a Roma dopo la grande retrospettiva curata dall’artista stesso nel 1953. Ma anche gli oggetti di uso quotidiano, soprattutto quelli -come lettere e cartoline- che aiutano a capire il contesto e danno informazioni supplementari.
È “Picasso l’Arlecchino dell’arte 1919-1937”, mostra proposta al Vittoriano fino all’8 febbraio. Arlecchino come metafora; può assumere qualsiasi sembianza, al pari dell’artista spagnolo: il quale, all’apice della sua produttività, “è “capace di adottare contemporaneamente gli stilemi del Cubismo, del Neoclassicismo, del Surrealismo e dell’Espressionismo”. Anche il periodo scelto ha una logica: parte dal soggiorno in Italia di due mesi e si chiude con l’anno di “Guernica”.
I riferimenti epistolari si trovano sin dall’inizio, quando quattro bacheche offrono libri, foto ed altri oggetti cartacei. Ad esempio la cartolina che l’amico Jean Cocteau, insieme con lui nella Città Eterna, scrive il 19 febbraio 1917 alla madre, spiegandole il modo in cui sono giunti. Come le altre corrispondenze tra lo scrittore francese e la famiglia, permette di avere una testimonianza diretta sul soggiorno dei due giovani. In una missiva, Cocteau aggiunge addirittura due rametti, attaccati con la cimosa dei francobolli: non sarà stato un invio normalizzato, ma è riuscito a mantenersi in buone condizioni! Le lettere, ed è un peccato, non sono associate alle rispettive buste. Quasi sempre sono conservate a Parigi, al Musée national Picasso o alla Bibliothèque historique de la Ville de Paris. Altre, riguardanti la scrittrice Margherita Sarfatti e il pittore Gino Severini, provengono dall’Università “La sapienza”.
Diverse le cartoline, con fioraie, alberghi e bar di lusso, ma anche con ulteriori rappresentazioni d’epoca. Provengono dall’archivio di Enrico Sturani; affiancate alle testimonianze scritte, offrono le immagini del periodo e di un certo modo di vita.
L’allestimento spiega, inoltre, il progetto “Il sogno e la menzogna di Franco”, un’idea per nove cartoline da vendere a sostegno della causa repubblicana durante la Guerra civile spagnola. Le cose andarono diversamente e le incisioni vennero cedute insieme. Ora appartengono alla National gallery of Canada di Ottawa.