“A volte ritornano”: è con questo titolo che all’interno di “Artcevia”, festival dell’arte promosso in questi mesi ad Arcevia (Ancona), fino al 19 settembre viene proposto un percorso di mail art. È allestito ai magazzini di palazzo Pianetti, in via Ramazzini (orari: da martedì a giovedì 16-19.30, da venerdì a domenica anche 10-12.30, ingresso libero).
In un ambiente antico e attraverso un’installazione originale dovuta a Sandrina Ottaviani, accoglie i circa settecento lavori di centocinquanta artisti, che hanno interpretato a modo loro quella che gli organizzatori ritengono essere una “fra le forme artistiche più sottovalutate e in parte ignorate al di fuori della cerchia di intenditori”.
“La mail art negli anni è cambiata, ed ora abbiamo artisti specializzati in tanti settori, dalla poesia visiva, a chi si esprime con francobolli falsi, fotografie” ed altro, dice per i promotori Massimo Nicotra. Il vantaggio “è che non si commercia e costa poco, quindi arrivano opere da tutto il mondo; per molti Paesi è unico mezzo di scambio. Il francobollo stesso e l’indirizzo vengono usati con scopi artistici; alcuni fanno un’accurata scelta, altri uniscono a francobolli veri bolli falsi e vari adesivi, in un giuoco creativo e culturale, spesso provocatorio”. “Si mettono in relazione artisti da tutto il mondo che altrimenti non avrebbero mai avuto contatti”. In questa esposizione le singole partecipazioni “si fondono fino a diventare un’opera unica”. Tra le curiosità, una mail art sonora di Daniela De Paulis, il viaggio di una lettera dall’accettazione alla consegna effettuato da Londra ad Arcevia. “Altra caratteristica è che si espone senza selezione, essendo per definizione libera”.
Peccato che quanti visitano la mostra senza conoscere il settore, o almeno senza avere queste informazioni, possano comprendere poco. Non basta, infatti, mettere un pannello piuttosto tecnico in un angolo della prima sala per spiegare cosa tale espressione artistica vuole (o vorrebbe) fare. Anche la mail art necessita di spiegazioni semplici ed esaurienti, soprattutto quando ci si apre ai non addetti ai lavori. Come le tre signore che ieri pomeriggio giustamente non capivano di cosa si trattasse. Cartoline? Fotografie? Francobolli? Mah! E questo qui non è Schumi?