“Pare che il Natale metta in tutti la fregola di scrivere”. Così esordiva “La corrispondenza del Natale - Gli emigranti e i bambini”, articolo pubblicato dal “Corriere della sera” il 25 dicembre 1909. “Tutti spediscono via lettere, cartoline, biglietti d’augurio, assicurate, raccomandate con o senza indirizzo, scritti in modo leggibile e illeggibile, con o senza francobolli, oppure con affrancature superiori al bisogno”. “Dall’estero -prosegue la cronaca- giungono in abbondanza lettere di emigranti che salutano i parenti in patria”. Tra queste “se ne trovano a sacchi scritte con una medesima calligrafia. La cosa si spiega così. Moltissimi degli emigranti non sanno scrivere e si affidano al più istruito di loro, che mette giù colle stesse parole più o meno gli stessi magri pensieri”. Se dovesse mancare il compagno disponibile, “c’è però uno scrivano pubblico il quale fa peggio dell’altro e dà prova della sua cultura scrivendo, per esempio, indirizzi come questi: «Fiorenzuolatraparentesipiacenza», oppure «Ponte 10°», «3 viso»”. Tornando in Italia, “troviamo, oltre che degli scrittori astrusi e poco forbiti, dei distratti i quali sono capaci d’impostare lettere, cartoline intatte, magari colla risposta pagata, oppure cartoline con tanto di «urgente», con baci, abbracci, saluti, auguri, promesse, felicitazioni e senza indirizzo”. Dalla sezione dei distratti a quella degli “illusi”, cioè i bambini. I quali, ogni anno, “scrivono al bimbo Gesù” chiedendo cucine economiche, casse del traforo, macchine del cinematografo, cesti d’arance e -come da un copione senza tempo- promettendo di essere buoni e studiare. Sulla busta, il francobollo da 25 centesimi e l’indirizzo: “Al Bambino Gesù in Cielo - Estero”.
Natale in posta. Era il 1909
25 Dic 2009 00:01 - NEWSPAPERS, MAGAZINES AND SITES
Tutti a scrivere i propri auguri. Compresi emigranti, distratti e bambini