Ci sono voluti quattro giorni, ma oggi l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha preso formalmente posizione. Accogliendo positivamente la proposta del presidente Antitrust, Antonio Catricalà, e sostenendo la propria vocazione “naturale” per seguire l’ambito postale nella fase che lo porterà alla liberalizzazione.
Il settore -ricorda dall’Agcom Corrado Calabrò- “è caratterizzato da un grado sensibilmente inferiore di concorrenzialità rispetto ad altri servizi pubblici. A contribuire a tale situazione è valsa la duratura permanenza del monopolio, l’esigenza di salvaguardare l’universalità del servizio, l’apertura ancora limitata del mercato alla concorrenza”.
D’altro canto, la direttiva europea che dovrà essere recepita entro il 31 dicembre si sofferma sul nodo “della necessaria individuazione di un regolatore indipendente, prescrivendo esplicitamente che «gli Stati membri che mantengono la proprietà o il controllo di fornitori di servizi postali provvedono alla piena ed effettiva separazione strutturale delle funzioni di regolamentazione dalle attività inerenti alla proprietà o al controllo»”. E, ad oggi, “l’Italia è uno dei pochi Paesi in Europa a non aver affidato il controllo del settore postale ad un’Autorità indipendente”.
L’Agcom -prosegue la nota- “appare il candidato naturale alla regolamentazione e alla vigilanza”. Risulta “l’istituzione maggiormente competente per tale funzione, in considerazione del centrale ruolo rivestito nel complesso processo di liberalizzazione delle comunicazioni elettroniche. Pertanto, essa rappresenta anche dinanzi agli operatori il soggetto istituzionale più autorevole, atto a guidare la definitiva apertura del settore postale alla concorrenza. Peraltro, la diffusione di servizi postali «de-materializzati» -come la posta elettronica certificata (Pec)- spingono nella direzione dell’attribuzione della competenza settoriale ad un’autorità delle comunicazioni convergente, quale quella italiana”.