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editor Fabio Bonacina

27231 news from 8/3/2003

È la rivista specializzata in mail art “Arte postale!”, attiva dal 1979. In sintesi, trent’anni di impegno

L'ultimo numero; è il centesimo
L'ultimo numero; è il centesimo

“Quando, poco più che ventenne, mi accinsi ad assemblare il primo numero della rivista «Arte postale!», riunendo con anello d’ottone una dozzina di fogli stampati in cento copie su carta rosa, mai e poi mai avrei immaginato che trent’anni dopo mi sarei ritrovato ancora indaffarato a mettere insieme con forbici e colla la medesima pubblicazione”. Comincia così il racconto di Vittore Baroni, l’artefice della pubblicazione, ora arrivata al centesimo numero. Un giro di boa per tante esperienze, la pietra conclusiva per questa. Poiché il periodico ha deciso di chiudere.

Nel tempo ha più volte cambiato dimensioni, tiratura e struttura interna, giocando a trasformarsi, “senza mai prendersi troppo sul serio”. Alcuni numeri assomigliano a “fanzine punk”, altri a bollettini di poesia o a edizioni Fluxus (il n°24 in particolare, con chiodi, palline da ping pong, supposte e altro in scatola di cartone). E ha anche attivato sinergie con ulteriori giornali: il n°39 è anche il n°8 di “Care”, il n°94 documenta per esteso un progetto incluso nel n°4+5 di “Bau - contenitore di cultura contemporanea”. Ci sono -prosegue Vittore Baroni- poi casi davvero speciali come il n°53, “creato a mia insaputa in copia unica” da Mark Pawson coinvolgendo vari collaboratori abituali, o il n°50, raggiunto dopo solo cinque anni nell’ottobre 1984, un numero d’argento che conteneva perfino un vero pezzo d’argenteria!

“Arte postale!” ha attraversato diverse ere tecnologiche, passando dall’offset economico con matrice di carta (simile al vecchio ciclostile) alla fotocopia e poi alla stampa laser da pc. Ha assistito all’evolversi e al mutare di tendenze artistiche e (contro)culturali, accompagnando diverse generazioni di artisti postali attraverso le culture di rete, evolutesi da analogiche a digitali, osservando la caduta di ideologie e ideali utopici e la montante globalizzazione dell’informazione.

È entrato in musei e collezioni prestigiose, è stato esposto in mostre antologiche, è apparso in rassegne retrospettive sull’esoeditoria sotterranea. “Al di là di ogni retorica e celebrazione, ritengo che il n°100, in trent’anni esatti di vita, sia un buon punto di arrivo per qualsiasi progetto e ho quindi deciso che questo sarà anche il numero conclusivo”. Un numero particolare, perché si occupa di audio arte e dintorni.

Celebrata la morte, il pensiero torna alla nascita... La voglia di creare una rivista interamente dedicata alla mail art è venuta due anni dopo il primo contatto col mondo dell’arte per corrispondenza, dovuto al fortuito incontro col noto collezionista ed artista postale Guglielmo Achille Cavellini. “Ho chiamato il mio periodico autoprodotto semplicemente «Arte postale!», con la volontà di creare un circuito amichevole ed aperto di autori impegnati nel libero scambio di qualunque genere di idee e lavori, superando qualsiasi differenza razziale, ideologica e linguistica. Una sorta di «social network» che ha anticipato internet col semplice uso di lettere, cartoline e francobolli”. In tutto questo periodo hanno partecipato alla rivista circa mille autori da sessanta Paesi.

I testi sono in italiano e inglese; la pubblicazione conclusiva è richiedibile, inviando con vaglia postale o in francobolli “ben occultati in busta” -altro richiamo postale che andrebbe sviluppato!- 12,00 euro a Vittore Baroni, via Battisti 339, 55049 Viareggio (Lucca).

Due collage: il primo, di Vittore Baroni, è intitolato “Mail art is dada” ed è servito per creare una pagina di “francobolli” in tema; nel secondo, di Lucio Balducci, lo stesso Baroni è ritratto mentre guarda attraverso la silhouette di Ray Johnson, tra i padri fondatori della mail art
Due collage: il primo, di Vittore Baroni, è intitolato “Mail art is dada” ed è servito per creare una pagina di “francobolli” in tema; nel secondo, di Lucio Balducci, lo stesso Baroni è ritratto mentre guarda attraverso la silhouette di Ray Johnson, tra i padri fondatori della mail art



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