Nell’elenco c’è Poste italiane, è ovvio, ma figurano pure Sailpost, Tnt Italy, alcune agenzie di Llaposte, Cityposte, Italypost, Postalservice, Enel servizi, Adiconsum e ancora i sindacati. Complessivamente settantacinque realtà, tra operatori, associazioni e parti sociali, che hanno accolto l’invito del ministero allo Sviluppo economico e partecipato alla consultazione pubblica sul mercato postale.
Tali contributi -dicono dal dicastero- “sono molto importanti per l’elaborazione dello schema di decreto legislativo di trasposizione della direttiva 2008/6/Ce, alla luce dei criteri di delega governativa contenuti nella legge comunitaria 2009 recentemente approvata”. Ed ora la direzione generale per la regolamentazione del settore postale lavorerà sulle risposte.
Intanto, si fa notare l’azione del presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà. Il quale periodicamente interviene sull’attuale sistema e sulla liberalizzazione che Bruxelles conferma dover essere raggiunta entro la fine dell’anno. Tempo fa, parlando dell’ingessatura di molti mercati, fra gli esempi ha citato quello postale, dove ancora adesso è difficile dire ai portalettere che la posta può essere portata da qualcun altro. Più di recente ha ribadito l’esigenza di affidare ad una realtà esterna, quale potrebbe essere l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, l’onere di gestire il completamento dell’apertura al mercato. Lo Stato, detenendo tramite il ministero dell’Economia e delle finanze il 65% della proprietà di Poste italiane e il restante 35% per mezzo della Cassa depositi e prestiti, attraverso il dicastero allo Sviluppo economico non sarebbe il soggetto più adeguato nel guidare la delicata fase.