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editor Fabio Bonacina

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Domani l’annullo e il convegno di studi ne valorizzeranno la storia e le peculiarità. All’interno dell’edificio persino un sarcofago del III secolo dopo Cristo

Uno dei vecchi ingressi, con l'indicazione “sala di scrittura”
Uno dei vecchi ingressi, con l'indicazione “sala di scrittura”

C’è persino un sarcofago del III secolo dopo Cristo; proviene da Roma ed è collocato presso la lapide dei caduti. È una delle curiosità caratterizzanti le Poste centrali di Ferrara, che domani festeggeranno attraverso un’obliterazione gli ottant’anni di attività.

L’edificio si trova all’angolo tra viale Cavour e via Spadari, a poca distanza dal castello Estense. L’area apparteneva al convento di san Domenico, fondato nel XIII secolo e trasformato in caserma durante l’epoca napoleonica. Nel 1925 il Comune ne acquista una parte, così da costruire l’immobile che avrebbe sostituito la sede di corso Giovecca. Lo stabile viene progettato nel 1926 dall’ingegnere ed architetto Angiolo Mazzoni, realizzato nel 1927-1929 a cura del ministero delle Comunicazioni e solennemente inaugurato l’1 giugno 1930 alla presenza delle autorità locali e governative (fra cui -dicono le cronache- Italo Balbo).

Oggi è ritenuto uno dei fabbricati più ricchi sotto il profilo figurativo e dell’alto artigianato artistico cittadino. Vi coesistono, in equilibrio, numerosi elementi (dal laterizio agli inserti marmorei verde-oliva e bianco, senza dimenticare il richiamo al diamante), in grado di riprendere l’ambiente in cui è collocato. Dove il Cinquecento ferrarese si mescola agli elementi classici del Monumentalismo e, soprattutto nella parte esterna posteriore, a quelli razionalisti e metafisici.

Il salone degli sportelli, invece, ripete l’impianto basilicale, anche grazie ai pavimenti a mosaico, alle maschere sulle pareti e, appunto, al sepolcro, collocato in un’area adiacente.

“Con la collaborazione dell’associazione Ferrariae decus e del Comune di Ferrara -spiega il promotore dell’appuntamento, Riccardo Braschi- ho organizzato una manifestazione commemorativa ritenendo questo edificio luogo simbolico della storia postale provinciale, testimonianza significativa dell’opera dell’ingegner Mazzoni e dell’architettura sorta nella città di Ferrara nel Ventennio fascista”. Ulteriore obiettivo è contribuire a valorizzare l’immobile e persuadere l’azienda proprietaria “ad avviare gli interventi di restauro da tempo auspicati dalle associazioni culturali e dagli organi locali di tutela”.

Oltre all’annullo è previsto un convegno di studi, organizzato dalle ore 10 presso palazzo Bonacossi, in via Cisterna del Follo 5. Dopo i saluti del vicesindaco Massimo Maisto, del presidente di Ferrariae decus Giacomo Savioli e del presidente del Circolo filatelico numismatico ferrarese Alessandro Fabbri, si entrerà nel vivo dell’argomento. Toccando i temi “Dal convento di san Domenico al palazzo delle Poste” (relatore Francesco Scafuri, ufficio ricerche del Comune), “L’architettura del Ventennio a Ferrara” (architetto Ramona Loffredo), “Il palazzo delle Poste e dei telegrafi di Ferrara” (ricercatrice Silvia Pegoraro), “Il sarcofago romano nel palazzo delle Poste” (Chiara Guarnieri della Soprintendenza per i beni archeologici dell’Emilia-Romagna).

Il palazzo come si presentava un tempo
Il palazzo come si presentava un tempo



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