“Il «muro» in Corea non è ancora caduto, commenta la stampa di Seul, questo è solo l’inizio d’un lungo processo di avvicinamento”. Così riferiva, il 16 giugno 2000, l’inviato speciale del “Corriere della sera”, Renato Ferraro. Si era recato nella capitale del Sud per raccogliere notizie e opinioni sullo storico incontro che il giorno prima aveva portato a sottoscrivere una dichiarazione congiunta tra l’allora presidente sudcoreano Kim Dae-Jung, futuro Nobel per la pace, e il dittatore del Nord, Kim Jong Il. Tra i due Kim, insomma.
Un decennio dopo, il compiacimento di allora appare fuori luogo. O, perlomeno, l’intesa non ha portato al riavvicinamento che si auspicava. D’altro canto, il controverso affondamento, avvenuto il 26 marzo scorso con la morte di 46 marinai, della corvetta sudcoreana “Cheonan” sottolinea uno degli ultimi incidenti balzato alle cronache occidentali.
Intanto, Pyongyang festeggia; oggi un francobollo da 190 won ricorda la vittoria diplomatica di allora. Nella parte meridionale della penisola, invece, è silenzio. Ci si rifarà il giorno 25, quando un 250 won ricorderà il sessantesimo della Guerra tra i fratelli divisi. Ma, questo, è un altro approccio...