La proposta è stata votata all’unanimità degli azionisti, anche se il consiglio di amministrazione di Poste italiane aveva ipotizzato una formula più generica. Riassunta dal suo presidente, Giovanni Ialongo. Secondo quest’ultima, si pensava di attribuire l’utile di esercizio 2009, pari a 736.660.139 euro, in parte (38.640.018 euro) alla riserva legale e la quota restante “in conformità alle deliberazioni che saranno assunte dall’assemblea... portando all’attenzione il livello di capitale d’esercizio rappresentato da crediti verso la Pubblica amministrazione e le esigenze di patrimonializzazione della società, anche tenuto conto dello sviluppo delle attività finanziarie e assicurative svolte dal gruppo”.
È stato il rappresentante del ministero all’Economia e finanze, dicastero che detiene 848.971.500 azioni ordinarie (cioè il 65% del totale), a individuare una distribuzione più dettagliata e stringente: i 38.640.018 euro per la riserva legale, 198.020.121 euro come utili portati a nuovo e il resto, pari a 500 milioni, a titolo di dividendo. Richiesta condivisa dalla Cassa depositi e prestiti (la quale mercoledì scorso ha approvato la nomina a direttore generale di Matteo Del Fante), che possiede il 35% residuo delle azioni, cioè 457.138.500.