Anche l’Haiti postale, sei mesi dopo il terremoto del 12 gennaio, riprende una parvenza di normalità, in un contesto che rimane difficile. Ieri il ministro dell’Industria e del commercio, Josseline Colimon Féthière, il direttore generale ad interim dell’Office des postes, Edvard Despeignes, e il direttore generale dell’Unione postale universale, Edouard Dayan, hanno inaugurato il nuovo centro di smistamento del corriere al parco Sonapi di Port-au-Prince.
L’impianto e gli arredi sono stati concretizzati grazie all’aiuto d’urgenza elaborato dall’Upu e sostenuto dai Paesi membri, i quali hanno contribuito complessivamente per oltre 500mila dollari, senza considerare le risorse umane e materiali.
Sviluppato in seicento metri quadrati, accoglie una sessantina di dipendenti che si occupano di lettere, pacchi ed Ems (cioè dell’express mail service). La sede assicura pure la distribuzione dalle cassette e serve come ufficio di scambio con l’estero, essendo dotato di supporti doganali.
“Tale costruzione -ha detto il ministro- rappresenta un atto realistico, tangibile. L’Upu è passata dalle parole ai fatti venendo ad aiutare lo Stato haitiano nei suoi sforzi di ricostruzione”.
“La posta -ha replicato il delegato della stessa Unione- per la presenza su tutto il territorio e per i servizi che assicura alle popolazioni e alle imprese deve rappresentare una priorità nell’ambito degli impegni ricostruttivi. L’Upu continuerà, nel contesto delle Nazioni Unite, a perorare la causa dei servizi postali, affinché siano integrati completamente nei piani di sostegno all’economia haitiana. Occorreva una assistenza umanitaria, e resta ancora necessaria. Da oggi, bisogna preparare il futuro sostenendo lo sviluppo delle infrastrutture essenziali di cui il Paese ha bisogno, compresi i servizi postali”.
Non manca un certo ottimismo. Il nuovo centro -ha precisato il direttore generale a interim- “costituisce una tappa importante per rientrare nella normalità”.
L’installazione assomiglia ad una grande tenda, ma è concepita per resistere a venti che arrivano ai 225 chilometri orari così come alle scosse capaci di provocare danni elevati.
Dopo la graduale ripresa degli scambi con l’estero, avvenuta in maggio, oggi statisticamente si lavora un centinaio di sacchi di corriere al giorno.