Sembra non filatelico il primo uso noto della busta postale ordinaria da 60 centesimi, carta valore il cui debutto era stato fissato inizialmente per l’1 luglio, scivolando poi all’1 settembre, quindi a dopodomani.
Qualche esemplare, però, è già sul mercato, come dimostra ad esempio la missiva transitata al Cmp di Brescia il 25 agosto e recapitata ad una società di Milano.
Sull’emissione non è mancato chi ha espresso perplessità: quali aziende saranno disposte a stoccare oggetti ingombranti come le buste in luogo dei francobolli, ammesso non preferiscano affrancature meccaniche e “tp label”? Basta immaginare che lo smarrimento di un intero, o l’errata compilazione dell’indirizzo che porterebbe a gettarlo nel cestino, sbilancerebbe decisamente il risparmio registrato con l’acquisto degli involucri. Senza considerare che il formato non è quello “americano” in uso oggi...
Forse, ed ammesso che sia fatta una buona distribuzione ed una altrettanto efficace promozione del nuovo prodotto, il primo dell’epoca repubblicana, saranno solo i privati -e naturalmente i filatelisti- ad impiegarlo. Ma ne vale la pena?
Per la cronaca, il codice a barre (100001338) si trova al retro, nell’angolo in basso a destra, così come mostravano i bozzetti diffusi il 14 giugno da Poste italiane. È lo stesso punto in cui è stato sistemato con le ultime cartoline.
A livello di francobolli, Carlo Cetteo Cipriani segnala l’impiego già il 28 luglio a Roma del 60 centesimi per il teatro Sannitico di Pietrabbondante; sarebbe uscito soltanto tre giorni dopo, il 31.