Postali, alunni e collezionisti insieme per una giornata dedicata ad esaminare come il sistema postale possa costituire un messaggero di pace. E lo hanno fatto oggi, in una località simbolica: il passo dello Stelvio, uno degli impervi luoghi in cui si è combattuto durante la Prima guerra mondiale, tanto è vero che la zona è ancora ricca di testimonianze d’allora.
“I confini -ha ricordato il responsabile multimedia San Paolo don Roberto Di Diodato- sono luoghi di contrasto, attrito fra popoli diversi. La pace non è l’assenza di guerra: in senso biblico, è la costruzione del rapporto personale con l’altro e con la natura”.
Il tema è stato sviluppato durante il convegno “La comunicazione ieri, oggi, domani”, ospitato all’hotel Pirovano. Ad introdurlo si è incaricato il viceprefetto di Sondrio, Luigi Scipioni. “La comunicazione -ha detto raccordando più elementi- è fondamentale anche durante la guerra”, e in tali frangenti le Poste hanno lavorato comunque per interfacciare fronte e famiglie.
“Comunicazione -ha aggiunto il direttore generale della Banca popolare di Sondrio, Mario Alberto Pedranzini- vuol dire strade che hanno permesso di collegare comunità differenti. Qui la guerra è stata vissuta in modo diverso, perché la gente si conosceva”.
“Proponiamo -è la sottolineatura del responsabile regionale di Poste italiane per la Lombardia, Enrico Menegazzo- una serie di flash, poi saranno i partecipanti a trovare il filo rosso”. Nel contesto, la struttura postale “centra perché si è sempre occupata di comunicare”, consegnando soprattutto scritti, e senza dimenticare “la filatelia, che ci va dietro. Oggi le lettere sono meno usate, ma la Posta va avanti, ad esempio con la posta certificata”. E poi ci sono le piccole attenzioni che con le missive cartacee si potevano e si possono regalare. Come, in un rapporto sentimentale, spedirsi testi profumati o ciocche di capelli. “Con Facebook e Twitter non si può”. Questa iniziativa -ha detto ancora- “è un primo atto per fare cose ancora più importanti e stimolanti, anche pensando al centocinquantesimo dell’Unità d’Italia. Magari con un «ponte» fra... Stelvio e Sicilia”.
A rappresentare il Nord-Est c’era il direttore della filiale di Bolzano, Ferdinand Unterkircher. Nei suoi uffici lavorano insieme persone di tre aree linguistiche, e questo rappresenta un esempio costante di comunicazione e di emozione.
Davanti ad un allestimento con due casse di un ufficio postale militare da campo del Novecento, dall’Archivio storico di Poste è intervenuto Mario Coglitore, che ha firmato un sintetico excursus sulla telegrafia. Alternando, ad esempio, le strofe della canzone di Enzo Jannacci “Giovanni, telegrafista” ai lavori di Claude Chappe, Samuel Morse e Guglielmo Marconi; le testimonianze lasciate da Matilde Serao nel romanzo “Telegrafi di Stato” al disastro del “Titanic” in cui fondamentale fu l’impiego dell’attrezzatura di bordo per chiamare i soccorsi; gli sviluppi bellici e il “telegrafo parlante”, ossia il telefono; arpanet e la suoneria della Nokia che riprende in linguaggio morse la parola “sms”.
Un altro modo di comunicare è stato approfondito dal disegnatore della Walt Disney Italia Claudio Sciarrone: in qualità di tecnico, ha messo in luce da una parte l’importanza della velocità, utile per “fare più cose”, dall’altra la ricerca e le applicazioni che guardano al futuro.
La responsabile delle attività didattiche riferenti al progetto “Filatelia e scuola”, Antonella Foschetti, sul concetto “i francobolli uniscono i popoli” ha spiegato come gli studenti dei due Licei artistici coinvolti, il “Gaudenzio Ferrari” di Morbegno (Sondrio) e il “Giovanni Pascoli” di Bolzano, abbiano saputo interpretare il tema, realizzando materiale dal quale sono stati tratti i soggetti per le quattro cartoline e i due annulli realizzati nell’occasione.
Il locale Museo “Carlo Donegani” fino a domani ospiterà la mostra “Lettere della memoria” che raccoglie missive, cartoline e foto riguardanti il fronte di quasi un secolo fa. “Io non parlo” ha detto Edo Mezzera, che con Oscar Sceffer ha raccolto i materiali. “Parlano le mie collezioni”. Suggerendo, al tempo stesso, di non guardare soltanto le cartoline ma di leggere i testi, perché “possono esprimere sentimenti”. Fra essi, i documenti di propaganda che dipingono il nemico come brutto, malvagio o addirittura da uccidere, il timbro “Odiate gli austroungarici” ed altri reperti.