Funziona dal 20 dicembre e -in base alle attuali ipotesi- dovrebbe rimanere operativo almeno per tre anni. È l’ufficio mobile allestito dalle Poste vaticane e posizionato, guardando San Pietro, nell’emiciclo di sinistra.
L’iniziativa nasce dalla volontà di ampliare i punti di supporto per fedeli e turisti, rendendoli più visibili. La succursale alla Guardia svizzera, ad esempio, risulta nascosta e la fila delle persone che attendono di entrare in basilica contribuisce ad occultarlo. Da qui l’idea di creare un ulteriore punto di riferimento sull’altro lato della piazza. Il mezzo non è quello già impiegato nel passato, oggi rottamato, ma una struttura ceduta da Poste italiane (infatti, la targa è Roma 65946L) cui è stata aggiunta la nuova insegna.
Offre tre sportelli; solo due sono attivi, in quanto il rimanente viene impiegato come esposizione. È possibile compiere tutte le operazioni garantite nelle altre sedi, compresa la recentissima “raccomandata1”. Il bollo illustrato in dotazione è il n°7.
Non è l’unica novità proveniente da oltre Tevere. Dall’inizio dell’anno è operativo il casellario, riservato a tutti coloro che hanno diritto ad accedere alla Città e da qui spedire materiali. È collocato dietro le Poste centrali e vi si entra con un badge. Gli scomparti sono 244, noleggiati in cambio di 40,00, 50,00 o 60,00 euro l’anno secondo le dimensioni.
Tra le altre sorprese, il servizio di affrancatura, pensato per realtà che hanno un volume di spedizione di un certo rilievo, ma non tale da suggerire l’acquisto di una macchina affrancatrice. Ad assicurare l’intervento sono le stesse Poste vaticane, in cambio di 5 centesimi al pezzo, che diventano 10 per le raccomandate.
Nessun cambiamento, invece, per il trasferimento fondi. Ancora oggi chi vuole inviare soldi dall’Italia deve utilizzare -al contrario di quanto accade con San Marino- il vaglia internazionale, sia pure (se l’operatore lo sa) pagando le tariffe per l’interno. Una vecchia scelta, che si spiega con almeno tre motivi: salvare il principio secondo il quale, comunque, si tratta di un’operazione che varca un confine; la possibilità, almeno teorica, di utilizzare la struttura italiana con Paesi che non hanno rapporti diretti con il Vaticano; la comodità per quest’ultimo di impiegare una sola modulistica, indipendentemente dalla destinazione.