Non è la prima volta che compaiono tra i francobolli, ma colpisce che pure la… seriosa Germania vi ricorra. D’altro canto, l’emissione punta ad attirare l’attenzione affinché il pubblico, ogni tanto, riprenda carta e penna per scrivere in maniera tradizionale. Così, ha affidato al dentello, dovuto a Thomas Steinacker e disponibile dal 4 aprile contro 45 eurocentesimi, il compito di mostrare una selezione di “faccine”, associate allo slogan “Scrivo di nuovo!”.
“Nei messaggi di testo come sui social network, oggi gli «emoji» sono indispensabili”, annotano dagli sportelli. I piccoli simboli colorati “ci aiutano, tra le altre cose, a sottolineare emotivamente i concetti”. Il termine con cui vengono individuati “non ha nulla a che fare con i sentimenti; significa semplicemente «scrittura di immagini» e viene dai giapponesi. Tuttavia, con essi le emozioni possono essere veicolate in modo eccellente. Non solo: un unico segno può esprimere il significato di parole intere”. L’origine -prosegue la spiegazione- risale alle “emoticon” dei primi anni Ottanta, realizzate impiegando soltanto la tastiera; i primi 176 “emoji”, tra cui una bocca che bacia ed una lampadina, arrivarono al termine dei Novanta; nel 2010 la standardizzazione, che ha consentito il loro impiego indipendentemente dalla piattaforma e dal dispositivo.