La mostra “Canaletto 1697-1768”, in corso a Roma presso palazzo Braschi? Permette di riscoprire il pittore Giovanni Antonio Canal ed alcuni reperti postali che caratterizzano il percorso.
Particolarmente curioso è il volume prestato dalla Biblioteca statale di Lucca, che richiama il collezionismo d’antan. Contiene -recita la didascalia- “varie lettere, e ricevute originali di molti celebri pittori che anno fatto diversi quadri in tela commesseli da me Stefano Conti nobile lucchese figlio del quondam Giovanni per la mia galleria”.
C’è anche una... sorpresa dentellata. È il lavoro al quale attinse l’Italia per ricordare l’artista nel bicentenario della morte; esito, il francobollo da 50 lire datato 30 settembre 1968. Si tratta dell’olio su tela realizzato attorno al 1740 “Piazza San Marco e piazzetta, verso Sud, Venezia”, di norma conservato alle Gallerie nazionali d’arte antica, per la precisione a palazzo Barberini.
Curata da Bożena Anna Kowalczyk, la retrospettiva intende celebrare i due secoli e mezzo trascorsi dalla scomparsa (il giro di boa sarà ricordato pure in Vaticano con cartevalori specifiche), presentando -sottolineano i promotori- il più grande nucleo di opere di sua mano mai esposto in Italia: quarantadue dipinti e nove disegni, cui si aggiungono sedici libri e documenti d’archivio. Saranno disponibili nella sede di piazza Navona fino al 19 agosto.
È uno dei più noti artisti del Settecento europeo, viene ricordato. Ha rivoluzionato il genere della veduta -ritenuto fino allora secondario- mettendolo alla pari con la pittura di storia e di figura, anzi, innalzandolo ad emblema degli ideali scientifici ed artistici dell’Illuminismo. Portando tale abilità da Venezia alla Città Eterna per poi allargarsi attraverso le commissioni degli ambasciatori stranieri e dei primi turisti, impegnati tra feste e grand tour. Con detto pubblico, le luminose vedute, così ricche di dettagli architettonici e di vita quotidiana, rappresentano i più incantevoli ricordi di viaggio.
La scelta è intesa anche ad illustrare la genesi delle creazioni, la bravura nel catturare la realtà e di trasformarla con la fantasia, facendo dissolvere così l’immagine stereotipata del “fotografo”.