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editor Fabio Bonacina

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Il 7 giugno 1929 in Vaticano, contemporaneamente allo scambio degli strumenti di ratifica, viene attivato il servizio. Così, il pontefice spedisce un messaggio al sovrano…

Un reperto inserito in un quadro appeso nella parte non pubblica degli uffici che fanno capo alle Poste centrali vaticane; un altro, molto simile, esposto dal collezionista Helmuth Avi all’ultima edizione di “Monacophil”, nel percorso dedicato ai cento francobolli e documenti filatelici rari ed emblematici. Perché due copie?

Entrambe (il testo è nel contenuto identico) riguardano la spedizione del primo telegramma da oltre il fiume Tevere, per l’occasione sottoscritto da Pio XI e diretto a Vittorio Emanuele III. È il 7 giugno 1929, quando, appunto in Vaticano, avviene lo scambio degli strumenti di ratifica concernenti i Patti lateranensi tra il segretario di stato cardinale Pietro Gasparri ed il capo del governo Benito Mussolini.

Pochi minuti dopo, passate le ore 11, si concretizza un aspetto inerente all’articolo 6 del Trattato fra la Santa Sede e l’Italia. Esso dice, fra l’altro, che la seconda -a proprie spese- deve provvedere “al collegamento, direttamente anche cogli altri Stati, dei servizi telegrafici, telefonici, radiotelegrafici, radiotelefonici e postali nella Città del Vaticano”. Per l’occasione è redatto un telegramma di circostanza in cui il pontefice ringrazia il sovrano. Forse sarebbe andato perso, se gli addetti allo sportello non lo avessero “ricostruito”, stampando le striscioline di carta (i tecnici le chiamano “zone”) contenenti il messaggio ed attaccandole con cura sul foglio; l’obiettivo era forse darlo al mittente, magari insieme alla minuta, a testimonianza e ricordo del fatto. È un formulario su fondo giallo, ancora italiano: evidentemente, non c’era stato il tempo di predisporre la versione locale.

Lo specialista Luigi Ruggero Cataldi, che ha ipotizzato quanto successo, offre ulteriori elementi. È un modello 25, quello dove lo speditore scrive il testo da inviare, cosa che in genere viene fatta a mano, sicuramente non con le “zone” (ed è proprio questa presenza ad aver complicato l’interpretazione). Altri dettagli si notano all’avvio della comunicazione. Le tre “S” iniziali stanno per “servizio di sua santità”, mentre “Fr” significa “franchigia”. Viene inoltrato con il circuito “1”, com’è scritto, ad esempio, in alto a destra tramite matita blu (continua).

Il telegramma esposto presso le Poste centrali vaticane
Il telegramma esposto presso le Poste centrali vaticane



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