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editor Fabio Bonacina

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S’intitola così l’editoriale che, il 15 dicembre 1918, aprì il “Bollettino filatelico”. Anche in questo frangente, è possibile intuire il clima del tempo e dare un significato a certi francobolli

Uno degli esemplari citati: è il più alto di nominale
Uno degli esemplari citati: è il più alto di nominale

S’intitola “L’italianità di Trieste” l’editoriale pubblicato sul “Bollettino filatelico”, il periodico allora diretto da Roberto Palmieri. È datato 15 dicembre 1918, cento anni fa domani.

“In una rivista qual è la nostra, che si vanta d’essere innanzi tutto italiana, i francobolli di cui riproduciamo qui i cliché non possono andare inclusi e confusi nelle «novità filateliche del mese»”, vi si legge. “Questi francobolli, per il fatto storico che sono destinati a ricordare, e più ancora perché in essi -piccoli di dimensioni ma grandissimi di significato politico- si ha un documento tangibile dell’autodecisione di un popolo, questi francobolli hanno diritto al posto d’onore”.

Dopo aver citato le cartevalori che gli austroungarici avevano sovrastampato pensando di utilizzarle nelle province del Veneto invase e per altre che si ripromettevano di occupare e magari annettersi, l’autore segnala l’emissione di Trieste.

La città, “appena si sentì libera dal secolare giogo straniero, deliberava -tra i suoi primi atti solenni- che quei medesimi francobolli dell’Austria fossero invece soprastampati «Regno d’Italia - Venezia Giulia - 3 XI 18”. “Non la sovrastampa ordinaria, ma una formula plebiscitaria che recava a conoscenza del mondo intero la proclamata annessione alla madre patria”.

Cataloghi attuali alla mano, si tratta di diciassette tagli che riciclano quelli con la corona asburgica o il ritratto di Carlo I. Arrivarono agli sportelli nello stesso novembre. Analogamente avvenne in Trentino; di quest’ultima tiratura si conosce la data precisa: 11 del mese.




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