Ma il proselitismo -perlomeno come nei fatti appare realizzato- è davvero necessario? A domandarselo è il presidente dell’Accademia italiana di filatelia e storia postale, Franco Filanci, nell’intervento che apre il nuovo numero, l’ottavo, appartenente all’attuale serie di “Storie di posta”. A chi domanda megamanifestazioni internazionali, pubblicazioni a gogò, pubblicità in tv e sulla stampa, chiede a cosa, tutto ciò, possa portare. Perché “molte di queste tradizioni e iniziative finiscono per fornire al pubblico un’immagine distorta del nostro collezionismo, e quel che è peggio non fanno comprendere che la storia della posta e delle sue espressioni”, fra cui servizi, tariffe, francobolli e bollature, “in realtà è una delle varie branche della storia, e perciò una disciplina scientifica molto prima che un hobby”.
Il semestrale, che conta 112 pagine illustrate a colori (14,00 euro), dà poi spazio ad altri interventi, quali quelli di Enrico Veschi e Paolo Deambrosi. Quanto agli articoli, va evidenziato il corposo “Le strade della posta”, firmato da Aldo Di Biasio, che si sofferma sulle carte generali d’Italia dal XV al XVIII secolo (una riproduzione è allegata in omaggio). Dal canto loro, Clemente Fedele e Francesco Luraschi si occupano di “Materialità postale”, ossia di bolli, affrancature ed altro riguardante il Lombardo-Veneto, mentre Francesco Tamburini si concentra sulla presenza italiana a Tangeri ed ancora Veschi scrive del direttore generale.
Tra le rubriche, “Novità di posta”, ossia “quel che domani sarà storia postale”, realizzata “con l’amichevole collaborazione di «Vaccari news»”.