“Ogni volta che su documenti del passato s’incontra la parola «Posta» o «Poste» noi siamo indotti a leggerla in termini di quotidiano attuale. Scientificamente ciò costituisce un limite nel quale sono inciampati gli storici, per via del fatto che il mondo universitario fino a pochi decenni fa giudicava la cultura postale attributo postelegrafonico e occuparsene nelle proprie aule e aulette portava male”. Lo sostiene Clemente Fedele, ricordando al tempo stesso che “le lettere sono capsule del tempo”: spedite dal passato, risultano “zeppe di dati da decifrare”. È l’intervento “Voglia di postalità”, uno di quelli che caratterizzano il nuovo numero, l’undicesimo, firmato da “Storie di posta”.
Il semestrale dell’Accademia italiana di filatelia e storia postale (112 pagine con illustrazioni a colori, 16,00 euro) si apre con un intervento del presidente, Franco Filanci (“I francobolli 2.0”) ed uno del direttore responsabile Paolo Deambrosi (“Amministrazioni killer”), entrambi più vicini all’attualità. Con il resto degli articoli si schiudono, invece, le porte del passato, dalla serie “De La Rue” (ne scrive Michele Caso), ai depositi giudiziari (Luigi Ruggero Cataldi), dalla filatelia “ministeriale” (un intervento postumo di Enrico Veschi) al piano quinquennale di settore (Danilo Bogoni), dalle corrispondenze d’antan nel Mantovano (ancora Clemente Fedele) alle cartoline associate ad una tesi (Enrico Sturani), dall’epistolario di Italo Svevo (Riccardo Cepach), all’impiego corretto dei decreti (di nuovo Franco Filanci). Non mancano, accanto alle rubriche, le curiosità più spicciole, come la “ritrovata” posta pneumatica a Genova (di Enrico Bertazzoli) ed i francobolli “animati” a scopo di propaganda bellica (Carlo Sopracordevole).