In origine -spiega nel saggio introduttivo Bonaventura Foppolo- era sinonimo di matricola, rappresentando l’elenco delle persone che appartenevano ad un’arte, ossia ad una corporazione artigiana, depositato presso l’ufficio che seguiva il settore. Per estensione, significava anche la formula di giuramento che gli appartenenti alla stessa dovevano pronunciare di fronte ai magistrati; in seguito venne impiegato per indicare il regolamento dell’arte.
È il caso del documento contenuto nel libro “Mariegola della Compagnia dei corrieri della Serenissima signoria”. Tale reperto “costituisce un vero e proprio statuto, aggiornato nel tempo, che raccoglie le deliberazioni dell’assemblea dell’arte e le direttive emanate dall’autorità pubblica”. Insomma, la mariegola “fu la prima forma con cui si concretizzò, tra le persone che esercitavano lo stesso mestiere, la coscienza di appartenere ad un gruppo che aveva i medesimi interessi economici e un ruolo ben definito nella società e che cementò un sentimento di solidarietà nel rapporto col potere politico”.
Andando nello specifico, il testo -trascritto da Tarcisio Bottani e Wanda Taufer- riguarda appunto i corrieri veneti; se ne conoscono cinque versioni, tutte conservate a Venezia. Senza trascurare le altre, è stata impiegata quella considerata “in gran parte originale, organica, abbastanza completa e pressoché priva di particolari ostacoli interpretativi”. Risale al XVI secolo.
Il volume è stato edito nel 2001 dal Museo dei Tasso e della storia postale di Camerata Cornello (Bergamo), che proprio oggi firma la “Giornata tassiana”. Conta 178 pagine e richiede 20,00 euro. Le immagini sono anche a colori.