Un testo per così dire “storico”, pensando a quanti seguono il settore. È la prima edizione del I volume “Poste militari italiane della Prima guerra mondiale (fronte italiano e albanese)”, edito da Abafil nel 1991. In 295 pagine con immagini in bianco e nero (costo: 10,00 euro), tratta -si legge nell’introduzione realizzata dall’autore, Luciano Buzzetti- delle impronte impiegate sin dal periodo della mobilitazione, quindi nel 1915.
“La difficoltà «concettuale» di collezionista che ho incontrato di fronte alla miriade di tipi di bolli usati nei primi anni di guerra mi ha bloccato e pur avendo studiato il problema più volte non ne ero mai venuto a capo”, ammette lo specialista. Cercando “di semplificare al massimo la identificazione… sono giunto a determinare una suddivisione di questi in sei gruppi secondo certe peculiarità costanti e di facile ed immediata rilevazione”.
Essi risultano: guller con dicitura “Ufficio posta militare” o “Direzione posta militare”; con testo “Posta militare”; altri, normalmente in gomma, con datario, utilizzati in modo sostitutivo al guller; timbri di reparti distaccati usati “per affermare il diritto alla franchigia”; di diverso tipo richiamati se usati come annullatori; tutti i timbri di censura.