Le “Quattro giornate di Napoli”, uno dei momenti più alti della Resistenza italiana, per Emilio Daffarra e Franco Filanci diventano... ottocento! Tanti quanti sono i giorni che la città, prima in Europa ad essersi liberata dai nazisti, trascorre sotto il controllo angloamericano.
Si intitola infatti “Le 800 giornate di Napoli” lo studio che analizza le vicende italiane nella seconda parte della guerra. “Questa -precisano gli autori- è la storia dell’Italia degli anni in cui si usavano le am lire, le banconote stampate in America e messe in circolazione dagli alleati. Ed è una storia d’Italia vista attraverso la posta, all’epoca ancora mezzo di comunicazione principe, anzi re”.
La ricostruzione inizia nel giugno del 1943, quando Pantelleria, Lampedusa e Linosa vengono occupate, poi le truppe del generale George Smith Patton raggiungono la Sicilia e cominciano la salita verso nord. Il Gran consiglio del fascismo mette Mussolini in minoranza, Vittorio Emanuele III lo fa arrestare. Ci sono i due armistizi, quello “corto” e quello “lungo”.
Anche in posta si cambia: misure organizzative e poi specifiche emissioni (in particolare il 50 centesimi con la Lupa) testimoniano il difficile momento. Senza dimenticare gli annulli, primo fra tutti il meccanico “Città aperta di Roma”, i cachet, le fascette, i testi delle cartoline di propaganda aggiornati a mano dai mittenti. Gli alleati non portano solo viveri e armi: arrivano anche i francobolli di occupazione, le buste patriottiche, le fdc, le corrispondenze microfilmate. E ci sono due anni di guerra in casa.
Mentre il resto del Paese è liberato e riconsegnato gradualmente agli italiani, le aree settentrionali, le piccole isole del Mediterraneo, Colle Salvetti, Livorno, Pisa e Napoli vengono restituite solo l’1 gennaio 1946, 829 giorni dopo l’occupazione della città partenopea.
Il lavoro si sviluppa in 72 pagine e costa 14,00 euro.