Dire Gino Boccasile e richiamare alla memoria la “signorina grandi firme” è quasi automatico. Non stupisce, dunque, che Paola Biribanti, per il suo studio (Castelvecchi, 288 pagine a colori, 35,00 euro), abbia scelto il titolo “Boccasile - La signorina grandi firme e altri mondi”.
Studio che presenta l’illustratore nella sua multiforme attività, talmente variegata da essere, probabilmente, oggi non conosciuta per intero. Le apprezzatissime cartoline rappresentano solo uno strumento con il quale si è fatto conoscere: è stato figurinista di moda, pubblicitario, illustratore di libri e riviste femminili, cartellonista di guerra. Un talento multiforme, dunque.
Nato a Bari il 14 luglio 1901 (all’anagrafe era Luigi), già dagli anni della scuola comincia a collaborare come disegnatore ad alcune pubblicazioni locali. La vita a Milano, dove si trasferisce nel 1918, resta difficile. Si confronta con Lucien Achille Mauzan e come lui emigra, ma soltanto per un anno, a Buenos Aires. Ritorna nella metropoli lombarda e le cose cominciano ad ingranare, lavorando per decorare riviste (come “La donna”, Dea”, “La lettura”), romanzi della Mondadori e poi per i grandi clienti, fra cui Borsalino, La rinascente, Pirelli, Ramazzotti e Roberts.
Il rapporto con la rivista di Pitigrilli “Le grandi firme”, quella per la quale crea le modelle formose, comincia nel 1937, segnando l’apogeo della carriera. Il conflitto non blocca, piuttosto trasforma l’attività: eccolo al servizio del regime e soprattutto della Rsi, con le cruente immagini veicolate attraverso diversi mezzi, fra cui la posta. Qualche anno dopo la guerra il suo tratto torna su periodici (“Incanto”, “Il travasissimo”, “Meridiano d’Italia”) e pubblicità (Locatelli, Paglieri, Yomo). Fino alla scomparsa, il 10 maggio 1952.
Il volume, che offre una ricca dotazione iconografica, è suddiviso in tre campi, valorizzandone l’impegno come illustratore, pubblicitario e propagandista politico.