Garibaldi, manifesti, propaganda, collezionismo, posta: termini legati fra loro da forti richiami. Come ricorda il volume “Garibaldi. Il mito. Manifesti e propaganda” (Giunti, 80 pagine, 24,00 euro).
Nato per essere il catalogo di una delle mostre ospitate recentemente a Genova, riproduce a colori e con un buon formato il materiale esposto, cioè medaglie, locandine, statuette, confezioni di pasta, riviste, figurine ed i mille altri oggetti che richiamano l’“Eroe dei due mondi”.
Pur risultando riprodotte alcune cartoline, mancano i francobolli. Nonostante questo, il materiale scelto permette di evidenziare diverse radici comuni. Come la citazione della storica Barabino & Graeve, industria tipografica genovese che ha fatto di tutto, comprese, nei primi decenni del Novecento, alcune cartevalori postali per la Turchia.
Più volte spiccano i casi di impiego multiplo del medesimo soggetto. Una scena con Goffredo Mameli e lo slogan “Fratelli d’Italia - L’Italia s’è desta”, ad esempio, vennero adoperati durante la Rsi come manifesto (raffigurato nel libro ed oggi conservato a Vigevano presso l’Archivio storico comunale) ma anche per alcune cartoline in franchigia militare.
Ancora più evidente è una litografia del 1949 per il centenario dello “scampo” a San Marino. L’immagine -sicuramente più antica, come spiega Maria Antonietta Bonelli in “Una montagna di francobolli”- è la stessa utilizzata per la “speciale serie di francobolli commemorativi” che appare citata direttamente nel poster. Quest’ultimo appartiene alla storica raccolta di Nando Salce, ora custodita dai Musei civici di Treviso.
Oltre all’apparato iconografico, il volume comprende tre saggi di Matteo Fochessati (“Giuseppe Garibaldi. Corpo e anima di un mito risorgimentale”), Gianni Franzone (“Il Garibaldi di Mussolini. La costruzione di un «mito» fascista”) e Silvia Barisione (“Nato il 4 luglio: Garibaldi tra grafica pubblicitaria e arti applicate”).