Per ora, alla collezione della triestina Fulvia Costantinides è stata dedicata una teca. Ma, vista la grande quantità di materiale esistente, il Museo postale e telegrafico della Mitteleuropa sta lavorando per una mostra personale, da concretizzare nel 2009. Il periodo più indicato, visto che si tratta di una rassegna dedicata allo spazio e l’anno prossimo scatterà il quarantesimo anniversario dallo sbarco sulla Luna.
Lo studio è uno dei lasciti ricevuti dall’istituzione giuliana. La donazione -spiega la curatrice del Museo, Chiara Simon- costituisce “un importante gesto di filantropia che presenta due fini principali. Da una parte, arricchisce il patrimonio della struttura culturale e dunque il comprensorio cui rende servizio, dall’altra ricorda nella storia una o più persone che con il loro gesto hanno messo a disposizione il frutto della propria passione. Donare ad un museo è un segno di lungimiranza; intende preservare qualcosa che altrimenti potrebbe essere sottostimato o cadere nell’oblio. Spesso il problema di molti collezionisti è voler salvaguardare la propria collezione oltre la vita terrena; la donazione ad una realtà culturale potrebbe essere una soluzione”.
La struttura, seguendo l’indirizzo conservativo di quei Civici musei di storia e arte triestini di cui fa parte, è attenta e impegnata a conservare e valorizzare i lasciti ricevuti. Nei dieci anni di vita ha accolto presso la propria sede, situata nel palazzo delle Poste centrali, numerose donazioni. Si tratta di documenti postali, collezioni filateliche, cartoline, libri. E ancora riviste, oggettistica varia, reperti che hanno trovato ospitalità e collocazione all’interno dell’area, perché “chi dona contribuisce a fare di un museo un’istituzione dinamica”.
Oltre alla raccolta Costantinides, occorre citare la collezione di lettere viaggiate intitolata “Le vie postali marittime di Trieste”, del padovano Alvise Capolin. Poi vi sono i lavori, già esposti in passato, dei triestini Ermelito Morterra e Giordano Zucchi. Va citata, inoltre, la Scuola radiotelegrafisti “Amerigo Vespucci” di Grado (Gorizia): chiusa nove anni fa, è tornata a rivivere in uno spazio ben definito, composto da diversi reperti affidati da docenti ed ex allievi.