Nel contratto di programma 2003-2005 era l’articolo 10, intitolato “Emissione di carte valori postali. Filatelia”. E tale è rimasto nel nuovo accordo, riguardante il successivo triennio.
Pure il contenuto resta sostanzialmente identico, dove l’unica modifica è il cambio del ministero di riferimento: non più quello alle Comunicazioni, abolito con l’attuale Governo, ma il dicastero allo Sviluppo economico.
Per il resto sono ribaditi i vecchi compiti: i programmi delle emissioni sono di esclusiva competenza ministeriale, “sentito il parere” della Consulta per l’emissione di cartevalori postali e la filatelia. In tale contesto, Poste italiane “collabora alla formulazione... avanzando proprie proposte” e presentando (entro il 30 settembre del secondo anno precedente le uscite) i suggerimenti e le segnalazioni eventualmente pervenute dal pubblico. “In nessun caso -prosegue l’articolo- è consentito alla società di assumere con terzi impegni di qualsivoglia natura relativamente all’emissione di carte valori postali o alla loro realizzazione”.
Una volta che il ministero ha definito il programma, lo trasmette a Poste “entro il 31 dicembre del secondo anno precedente quello di emissione” (ma l’elenco per il 2009, tanto per fare un esempio attuale, è ancora in costruzione). Questa “sottopone tempestivamente al ministero le proprie motivate richieste circa la data di emissione, la tiratura ed il valore nominale di ciascun francobollo o intero postale sulla base delle esigenze inerenti all’espletamento del servizio postale nonché al mercato filatelico”.
Poste italiane paga i costi di progettazione e di stampa delle cartevalori; poi, una volta disponibili, le distribuisce e vende.
Entro il mese di aprile di ciascun anno la società invia al dicastero “una dettagliata e documentata relazione sull’attività svolta durante l’anno precedente nel settore filatelico secondo gli indirizzi generali di politica filatelica indicati dal ministero e sui risultati conseguiti”.