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editor Fabio Bonacina

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Oggetti che possono risalire al IV millennio prima di Cristo, utilizzati, tra l’altro, per garantire la sicurezza della comunicazione e la sua autenticità. Centinaia i reperti conservati al Museo spezzino

Il Museo ha sede alla Spezia
Il Museo ha sede alla Spezia

Non solo il mare. I collezionisti che si trovano in vacanza in Liguria hanno un luogo curioso da visitare. È il Museo del sigillo, che anche questo mese osserva l’orario abituale: martedì 16-19, da mercoledì a domenica 10-12 e 16-19, lunedì e Ferragosto chiuso (biglietti 3,00 e 2,00 euro).

Ospitato alla Spezia presso la palazzina delle Arti di via Prione 236, si basa sulla trentennale collezione di Lilian e Euro Capellini.

Nelle tre sale scorrono centinaia di matrici, realizzate nei più diversi materiali, dal marmo al metallo, dall’avorio all’argento, semplici o impreziosite da gemme. E delle più stravaganti fogge: richiamano un piede o un sandalo, hanno l’impugnatura a forma di teschio, gufo o statua antica, si ispirano al periodo napoleonico o al Liberty, sono firmati Peter Carl Fabergé o René Lalique.

Il primo ambiente sintetizza la storia del sigillo, dalle origini (i pezzi più antichi risalgono al IV millennio avanti Cristo) al XX secolo; il secondo propone una selezione proveniente dalle grandi famiglie nobili d’Europa mentre l’ultimo si concentra su quanto originato in Oriente.

Tre gli scopi: salvaguardare la segretezza del messaggio, segnare la proprietà degli oggetti sui quali l’impronta -in argilla, cera, ceralacca o inchiostro- veniva apposta, garantire la validità dell’atto, che magari poteva avere carattere diplomatico o giuridico. Tanto che erano previste pene contro quanti li falsificavano: nella Repubblica di Genova, per dire, la condanna era il remo a vita.

Naturalmente più recenti sono le impronte applicate sulle lettere; in genere offrono monogrammi, stemmi o disegni di fantasia.

Accanto ai fini pratici, quelli più curiosi. Secondo il tempo ed il gusto, il sigillo poteva rapidamente trasformarsi in coltello, penna o matita, cucchiaio per la ceralacca, ma anche in stuzzicadenti o... utilissimo snocciola pinoli. Altri, ancora, offrono un vano per conservare fiammiferi o francobolli.

In maniera anomala, il percorso offre pochi testi esplicativi fissati a teche e pareti; occorre chiedere la documentazione, prestata gratuitamente, all’ingresso.

Un sigillo portafrancobolli risalente ai primi del Novecento ed una delle tre sale
Un sigillo portafrancobolli risalente ai primi del Novecento ed una delle tre sale



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