Vi lavora un solo addetto, di norma il primo caporalmaggiore Pietro Cara. È l’ufficio che assicura ad Herat, in Afghanistan, il supporto per i militari italiani impegnati nella missione dell’Ifor. Unico supporto tricolore attivo oggi nel Paese, dopo che l’esperienza di Kabul è stata completata.
In base alle informazioni fornite a “Vaccari news” dal ministero alla Difesa, il servizio postale nella capitale ha chiuso i battenti l’11 novembre.
Quanto ad Herat, l’ultimo impiego del timbro “Afghanistan - Praesidium” e il primo di quello con il nuovo guller “Isaf Afghanistan Herat” risalirebbero al giorno successivo.
Per le esigenze di servizio l’ufficio tratta in partenza e in arrivo posta ordinaria, raccomandata (anche con ricevuta di ritorno) ed assicurata, mentre la corrispondenza privata si limita a cartoline e lettere ordinarie. Non sono previsti né il servizio pacchi, né il bancoposta . Il punto di riferimento con l’Italia è, come sempre, il polo grandi utenti di Poste presente ad Ospedaletto (Pisa).
In una situazione certo difficile, come testimoniano la cronaca quotidiana e la recentissima conferenza di Londra, anche affrancare i plichi non è semplice. I francobolli vengono fatti arrivare tramite posta o con il personale in arrivo, ed è l’unico sistema utilizzato, in quanto non c’è la “tp label” e non sono previsti punti formali di vendita.