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editor Fabio Bonacina

27366 news from 8/3/2003

Ancora una volta, il supporto postale svolge due tipologie di prestazione, in parte diverse: a scopo ufficiale e privato

Ora la presenza italiana in Afghanistan è sostanzialmente concentrata nella zona ovest del Paese
Ora la presenza italiana in Afghanistan è sostanzialmente concentrata nella zona ovest del Paese

Vi lavora un solo addetto, di norma il primo caporalmaggiore Pietro Cara. È l’ufficio che assicura ad Herat, in Afghanistan, il supporto per i militari italiani impegnati nella missione dell’Ifor. Unico supporto tricolore attivo oggi nel Paese, dopo che l’esperienza di Kabul è stata completata.

In base alle informazioni fornite a “Vaccari news” dal ministero alla Difesa, il servizio postale nella capitale ha chiuso i battenti l’11 novembre.

Quanto ad Herat, l’ultimo impiego del timbro “Afghanistan - Praesidium” e il primo di quello con il nuovo guller “Isaf Afghanistan Herat” risalirebbero al giorno successivo.

Per le esigenze di servizio l’ufficio tratta in partenza e in arrivo posta ordinaria, raccomandata (anche con ricevuta di ritorno) ed assicurata, mentre la corrispondenza privata si limita a cartoline e lettere ordinarie. Non sono previsti né il servizio pacchi, né il bancoposta . Il punto di riferimento con l’Italia è, come sempre, il polo grandi utenti di Poste presente ad Ospedaletto (Pisa).

In una situazione certo difficile, come testimoniano la cronaca quotidiana e la recentissima conferenza di Londra, anche affrancare i plichi non è semplice. I francobolli vengono fatti arrivare tramite posta o con il personale in arrivo, ed è l’unico sistema utilizzato, in quanto non c’è la “tp label” e non sono previsti punti formali di vendita.

L'addetto al servizio postale, il primo caporalmaggiore Pietro Cara, nel suo ufficio
L'addetto al servizio postale, il primo caporalmaggiore Pietro Cara, nel suo ufficio



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