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editor Fabio Bonacina

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L’intera quota ceduta al ministero all’Economia, che così diventa socio unico

Pensare che solo una decina di giorni fa, in sede di assemblea degli azionisti di Poste italiane, la Cassa depositi e prestiti, che detiene il 35% del pacchetto, aveva deciso insieme al partner di maggioranza, ossia il ministero all’Economia e finanze, di incassare il dividendo 2009, fissato complessivamente in 500 milioni da un utile di esercizio pari a 736.660.139 euro.

Ed oggi, al termine della riunione del cda presieduta da Franco Bassanini, il passo successivo: Cdp esce dalla partita, cedendo la propria quota allo stesso dicastero, in una transazione che comprende anche il 17,362% detenuto in Enel spa (pari a 1.632.624.218 di azioni ordinarie) e il 50% di Stmicroelectronics holding nv. Per contropartita, il Mef passerà alla Cassa un quantitativo di azioni di Eni spa per un valore corrispondente.

Attraverso l’operazione, e salvo ulteriori sorprese, il Mef aggiungerebbe al 65% di Poste già posseduto (pari, in base al bilancio 2009, ad 848.971.500 azioni ordinarie dal valore nominale di un euro ciascuna) il residuo 35% (457.138.500), diventando, almeno per ora, socio unico.

“In previsione -ricorda Gianfranco Petrillo nel suo saggio inserito in «Le poste in Italia - Fra Stato e impresa. Dagli anni Settanta ai giorni nostri» (Laterza), riferendosi al 2003- dell’indebolimento del comparto corrispondenza dovuto all’azione convergente della Ue e del Governo in direzione della sua liberalizzazione completa, Poste italiane si diede «a sviluppare attività» volte a migliorare l’efficienza e ad elevare gli standard di qualità. Contestualmente, si fece un piccolo passo avanti verso una reale privatizzazione, con il trasferimento del 35% della proprietà azionaria alla Cassa depositi e prestiti”. Ed ora? La parola è al ministro, Giulio Tremonti!

L'attuale composizione del pacchetto societario
L'attuale composizione del pacchetto societario



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