Ricciotti lo ha scritto nel 1915, ed ora la nipote Annita, nella presentazione e nell’intervista, ne spiega il contesto e gli esiti. Dietro, a duecento anni dalla nascita, la figura di Giuseppe, padre dell’autore. Un libro che si potrebbe definire “di famiglia”, quello appena lanciato da Vaccari srl. È “La camicia rossa nella Guerra balcanica - Campagna in Epiro 1912” (260 pagine, 22,00 euro).
“Il volume -precisa la responsabile editoriale dell’azienda, Valeria Vaccari- è un misto fra racconto e memoriale; ricostruisce le vicende del gruppo di volontari italiani che, comandati dallo stesso Ricciotti, partecipò in Grecia alla Prima guerra balcanica”. Ricciotti, dopo una vita avventurosa ed emulo delle gesta paterne, tornò a combattere nei Balcani, a Drisco, vicino Giannina. Gli esiti, però, furono diversi da quelli attesi. La spedizione del 1911-1912 -conferma Annita Garibaldi Jallet- “non darà più all’ormai troppo anziano Ricciotti le soddisfazioni sperate”. Ma il racconto che viene tratto documenta la preparazione “di quelle legioni che si alzeranno numerose per partecipare nel 1914 alla ben più significativa campagna di Francia”.
In tale contesto, non manca lo sguardo agli aspetti postali, dovuto a Bruno Crevato-Selvaggi, che nell’introduzione storica ricorda la presenza tricolore nei Balcani, documentata dal lavoro degli sportelli. “Funzionavano esattamente come uffici postali metropolitani -scrive- cioè con le stesse norme e tariffe, ed erano aperti a tutti, non solo agli italiani”. Anche il racconto di Ricciotti e i documenti che gli sono a corredo fanno cenno a telegrammi e ad altri servizi postali. Notevole è il valore documentario dell’immagine con il generale che dirige la battaglia: la didascalia dell’epoca spiega che si tratta di una cartolina, allora in vendita a Giannina.
Il volume fa parte della collana “La storia attraverso i documenti”, secondo titolo della serie da poco inaugurata “Appuntamento con la storia”. Sempre partendo dall’analisi dei documenti, sviluppa temi specifici, dedicandogli un approccio maggiormente narrativo.