Un giugno davvero caldo quello che si è appena concluso. Almeno per quel che riguarda gli uffici postali friulani e trentini, protagonisti di ben sei atti parlamentari, cinque dei quali nati alla Camera.
A cominciare le... ostilità è stato l’1 giugno Angelo Compagnon (Udc), che ha sottoposto al ministero allo Sviluppo economico “la situazione reale denunciata in questi giorni da numerosi sindaci dei Comuni della provincia di Udine e dall’Anci regionale”. Riguarda il piano delle riduzioni estive che prevede, “tra l’altro, tagli per 35 comuni della regione Friuli Venezia Giulia, dai più grandi, come Trieste e Udine che subiranno la chiusura di alcuni uffici di quartiere, ai più piccoli”.
Il giorno 8 l’iniziativa è passata ad Ivano Strizzolo (Pd), il quale ha relazionato di come “moltissimi cittadini di Lestizza, Nespoledo, Villacaccia, Pozzecco, Bertiolo, Basagliapenta, Rivignano, Campoformido, Galleriano e Basiliano” si siano riuniti in un comitato poiché, nella zona del medio Friuli, Poste italiane sta procedendo gradualmente con ridimensionamenti e poi con chiusure ritenute inaccettabili. Per questo, “hanno presentato ai diversi livelli istituzionali varie petizioni raccogliendo migliaia di firme, senza ottenere riscontro alcuno”.
Due giorni dopo è stato il turno di Flavio Pertoldi (Pd), il quale ha presentato il medesimo problema al Senato.
Laura Froner (Pd) si è mossa il 15 giugno, concentrando l’attenzione su Trento. Qui la società ha deciso di ridurre di due terzi, da ventidue a otto, gli uffici dove i cittadini possono ritirare le raccomandate non consegnate per assenza del destinatario. Una scelta che “ha creato notevoli disagi soprattutto alle persone anziane costrette a faticosi trasferimenti”. Le proteste degli Enti locali e dei cittadini sono state fatte proprie dal Centro di tutela dei consumatori cittadino, “che ha chiesto al ministero dello Sviluppo economico di porre in essere le opportune verifiche negli uffici interessati all’accorpamento”. “I disservizi rilevati dall’ispettorato territoriale Trentino Alto Adige appaiono ingenti, particolarmente in alcuni uffici della città, dove si registra un aumento considerevole delle giacenze”.
Maurizio Fugatti (Lega Nord - Padania) il 17 ha sottoscritto un altro documento relativo alla medesima città. Affermando che l’accorpamento degli sportelli “soprattutto nel centro, ha più che raddoppiato la presenza dei clienti, aumentando notevolmente la quantità di raccomandate e assicurate giacenti; alcuni incaricati del ministero dello Sviluppo economico hanno svolto un’indagine sulla questione e, al momento della verifica, nella sede centrale hanno rilevato 1160 buste” ferme. Il fenomeno dell’aumento delle missive inesitate e delle code “è stato rilevato dagli ispettori ministeriali anche negli altri sportelli postali che hanno subito accorpamenti”.
Ancora una volta, le lamentele non hanno tessera politica definita. Manlio Contento (Pdl) il 23 giugno è intervenuto per sottoporre la vicenda della val d’Arzino, in provincia di Pordenone, al centro di vivaci polemiche dopo che la società ha annunciato una drastica riduzione degli orari di funzionamento dell’ufficio di Anduins e la soppressione dello sportello di Pielungo. La popolazione in larga maggioranza anziana, la notevole distanza chilometrica tra le varie frazioni e la contemporanea chiusura del recapito limitrofo di Flagogna (Udine) ne fanno un caso che può essere considerato “come esempio per altri episodi simili attualmente registrabili sul territorio nazionale”.