Una vicenda contorta, scoppiata come un bubbone in questi giorni: il 13 marzo verranno distrutti i 4mila (2mila azzurri ed altrettanti rosa) foglietti stampati in più rispetto al decreto iniziale. Il direttore della divisione filatelia di Poste italiane, Marisa Giannini, ha spiegato la vicenda questa mattina all’inaugurazione di “Milanofil”, ma “Vaccari news” ha voluto saperne di più.
“Il lato positivo della vicenda -scherza ora Marisa Giannini- è che la filatelia è stata considerata da testate di ampia diffusione, anche se, per quel che mi riguarda, in maniera parziale”.
“È vero, la pratica di stampare 2mila francobolli per tipo in più è esistente da sempre: in base alle ricerche effettuate, risale ad almeno mezzo secolo fa. La scorta ci serve per gli omaggi promozionali alle autorità, ma anche per far conoscere i francobolli ai giornalisti, ai nostri centri di meccanizzazione postale e agli altri Paesi dell’Upu. Un po’ come fanno tutte le amministrazioni postali del mondo. Ma si parla di emissioni per così dire «normali»: per quella dei diciottenni la tiratura supplementare non andava fatta; il 17 gennaio 2006, con nostra grande sorpresa, il Poligrafico ci ha consegnato i pacchi”.
Marisa Giannini sfodera documenti su documenti, che ricostruiscono la sequenza dei fatti. “In un primo momento pensavamo di utilizzarli nel caso gli aventi diritto risultassero di più di 600mila (la stima si basava su dati risalenti a tre anni prima); avremmo evitato, così, di richiedere una ristampa, cosa che i collezionisti non apprezzano. Nel corso dell’anno ci siamo resi conto che il problema non sussisteva, per cui ci siamo orientati a chiedere la distruzione, da effettuarsi a ruota di quella già programmata per gli altri foglietti, poi compiuta il 5 ottobre 2007. Per garantire la massima trasparenza, era però necessario mantenere separate le due procedure. Già dall’1 ottobre, abbiamo cominciato a chiedere al ministero all’Economia e finanze, poi anche al ministero alle Comunicazioni, l’autorizzazione a distruggerli. Fermo restando che le confezioni sono rimaste al sicuro nella cassaforte blindata situata in una stanza allarmata del deposito cartevalori, e ancora oggi risultano munite di tutti i sigilli”.
“Abbiamo presentato più volte la richiesta, ma non abbiamo mai ottenuto risposte: le nostre lettere sono qui, tutte regolarmente protocollate e conservate. Solo ad un certo punto è intervenuto il ministero alle Comunicazioni. Abbiamo sempre privilegiato la trasparenza, e mi sembra che anche la Guardia di finanza e la Corte dei conti, che hanno avviato indagini e sono venuti a controllare, abbiano apprezzato e condiviso il nostro sforzo”.
“Ora, finalmente, giovedì chiuderemo la vicenda: anche questi 4mila esemplari finiranno distrutti. Nessuno, tranne i ragazzi che ne avevano diritto e lo hanno richiesto, li ha ricevuti. Nemmeno, e questo un po’ spiace, ma sono le regole, il Museo storico delle poste, a meno che lo stesso ministero non decidesse in maniera diversa”.