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editor Fabio Bonacina

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Approvato il nuovo sostegno per le spedizioni postali, dopo l’improvviso blocco dell’1 aprile. Dal provvedimento rimaste escluse le aziende editoriali. Esente dall’iva solo il servizio universale

Il provvedimento varato ieri dal Senato contiene due significativi aspetti postali
Il provvedimento varato ieri dal Senato contiene due significativi aspetti postali

Fino a trenta milioni di euro per sostenere le tariffe postali del mondo no-profit. Lo prevede l’articolo 2-undecies del disegno di legge 2.165, che modifica il decreto-legge 40 del 25 marzo (“decreto incentivi”), approvato ieri in via definitiva dal Senato -il Governo aveva messo al fiducia- e diventato, quindi, legge.

“In ogni caso -precisa il provvedimento- la tariffa agevolata non deve essere superiore al 50 per cento della tariffa ordinaria e deve comunque rispettare il limite massimo di spesa indicato al presente comma. Il rimborso dovuto a favore della società Poste italiane spa non può essere superiore al predetto importo”. Nel momento in cui “l’andamento della spesa sia tale da determinare un possibile superamento della spesa autorizzata, con decreto... è stabilita la sospensione o la riduzione dell’agevolazione”.

Se è stata data una sostanziale mano all’associazionismo (ma non godono più del supporto “le associazioni le cui pubblicazioni periodiche abbiano avuto riconosciuto il carattere politico dai gruppi parlamentari di riferimento nonché, relativamente ai bollettini dei propri organi direttivi, gli ordini professionali, i sindacati, le associazioni professionali di categoria e le associazioni d’arma e combattentistiche”), dai benefici resta esclusa un’altra importante area: quella commerciale, cioè case editrici grandi e soprattutto piccole, che raggiungono i propri clienti principalmente con il sistema postale. Se per gli invii una tantum sin da subito ad essere colpito con il decreto operativo dall’1 aprile è il consumatore (l’azienda può riversare le spese sul cliente, fino al paradosso che l’onere della spedizione diventa superiore al costo di quanto acquistato), per quelli in abbonamento, tipicamente le riviste di qualsiasi periodicità, per ora l’onere è assunto dalle stesse aziende, visto che il contratto con il lettore è, in genere, annuale.

Tali ripercussioni stanno mettendo in crisi diverse realtà, agendo in un ambito delicato. Ad ammetterlo è direttamente Poste italiane. “La recessione del settore pubblicitario -si legge nel bilancio riguardante il 2009- si riflette anche sul mercato editoriale. I servizi editoriali, infatti, registrano cali nei volumi e nelle vendite rispettivamente del 9,1% e del 13,6% rispetto al 2008, così come le integrazioni tariffarie per il settore (-10,9% rispetto al 2008) che risentono degli effetti della manovra di contenimento della spesa pubblica. Peraltro, queste spedizioni sono gravate dalle incertezze che attengono i tempi e le modalità di incasso delle integrazioni di prezzo a favore degli editori dovute dallo Stato a Poste”. Senza considerare l’altro grande handicap che caratterizza da sempre l’impiego del canale postale per questi articoli: i ritardi nei recapiti.

Nel panorama delle scelte diventate legge, un’altra interessa il settore e diventerà operativa “dal novantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto”. Riguarda l’iva ed è citata agli articoli 4-bis e 4-ter. “Al fine di assicurare il pieno rispetto dei princìpi comunitari in materia di imposta sul valore aggiunto”, da quest’ultima non saranno più esenti -come previsto nella versione attuale del dpr 633 del 26 ottobre 1972 (il riferimento preciso è all’articolo 10, primo comma, punto 16)- tutte “le prestazioni relative ai servizi postali”, ma solo “le prestazioni del servizio postale universale, nonché le cessioni di beni e le prestazioni di servizi a queste accessorie, effettuate dai soggetti obbligati ad assicurarne l’esecuzione”.

Ora si attendono la formale conversione in legge e la pubblicazione in “Gazzetta ufficiale”.




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