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editor Fabio Bonacina

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La soppressione delle tariffe postali agevolate “ha assestato un colpo durissimo” al settore, “che sta attraversando una difficilissima congiuntura”

L'iniziativa è stata presa da Mediacoop e da alcune delle sue associate
L'iniziativa è stata presa da Mediacoop e da alcune delle sue associate

Mentre il capitolo tariffe agevolate è in una fase di stallo, Mediacoop, cioè l’associazione nazionale delle cooperative giornalistiche, editoriali e della comunicazione, insieme ad alcune delle sue associate prende l’iniziativa. Come avevano annunciato alla fine di aprile, hanno presentato ricorso al Tar del Lazio, concludendo ieri le procedure.

L’obiettivo è l’annullamento, previa sospensione, del decreto che ha soppresso il trattamento di favore a partire dall’1 aprile.

“Il provvedimento -spiegano da Mediacoop- è stato impugnato in quanto, oltre a porsi in contrasto con gli articoli 21 e 45 della Costituzione, è stato adottato in palese violazione di legge”, in particolare con il disposto dell’articolo l del decreto-legge n°353/2003 che, “nel delegare al ministero dello Sviluppo economico la determinazione delle tariffe agevolate, non gli ha affatto attribuito il potere di sopprimerle o sospenderle, ma esclusivamente quello di determinarne in via regolamentare il «quantum»”.

“La soppressione delle tariffe postali agevolate -viene precisato- ha assestato un colpo durissimo a tutto il mondo dell’editoria che sta attraversando una difficilissima congiuntura. Il provvedimento è stato deciso senza alcun preavviso e confronto, senza tener conto dei rapporti contrattuali esistenti -che coinvolgono editori ed abbonati- sui quali si agisce retroattivamente. E per di più a fronte di una grave inadempienza” perché il Governo avrebbe dovuto dare attuazione alle disposizioni contenute nell’articolo 56, comma 4, della legge 99/2009, consentendo “di ridurre drasticamente l’impegno economico dello Stato, di conservare il sistema delle tariffe agevolate e di evitare aggravi economici che ricadono direttamente sugli editori, gran parte dei quali -piccoli e medi- non sono in grado di sostenerli e potrebbero essere costretti a cessare le pubblicazioni”.

“È interesse di tutto il settore -conclude la nota- impedire una tale evenienza. È interesse del Paese evitare un ulteriore duro colpo al pluralismo”.




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